Gintsugi, “Gintsugi”: recensione e streaming

Anticipato dal singolo “Blind” esce il primo ep omonimo di Gintsugi (nome d’arte di Luna Paese). Gintsugi ha iniziato a scrivere canzoni dopo una lunga esperienza in ambito performativo. Dopo un periodo di vita in Francia, Luna rientra in Italia e tra il 2019 e il 2020 inizia a dedicarsi alla scrittura dei brani del suo esordio discografico. La sua musica abbraccia un sapore lo-fi con degli elementi prevalentemente elettronici. 

Realizzato a Berlino presso i Riverside Studios con Victor Van Vugt, l’ep si presenta come un prodotto dal forte contenuto creativo soprattutto nella composizione. Lo stesso Van Vugt, già produttore di ampia fama internazionale (a lavoro con artisti del calibro di Nick Cave e Beth Orton), ha contribuito ad enfatizzare i valori emotivi del disco piuttosto che il suo lato tecnico. 

L’ep è composto da quattro canzoni (più un outro strumentale), la narrazione dei brani si incentra sul tema dei sogni e delle esperienze personali che danno immagine ai protagonisti inserendoli in una dimensione onirica e surreale. Tra i temi fondamentali ci sono  “la menzogna e il diniego” che fungono da fili conduttori per tutti i brani. È da segnalare anche la presenza di alcune citazioni e fonti d’ispirazione che hanno influenzato la scrittura del disco, come ad esempio “Il Diario di Anaïs Nin” e la vita della danzatrice statunitense June Miller. 

“Le persone trovano nel proprio mondo fantastico un rifugio dalla realtà che non riescono ad accettare, o si fanno trascinare in mondi fantastici, paradisi artificiali che si rivelano autodistruttivi. Quando la realtà diventa insopportabile fuggono via. Le mie canzoni guardano queste realtà direttamente, senza filtri”.

Gintsugi traccia per traccia

Pianoforte, voce che si alza acuta, un certo approccio fortemente emozionale: Your Ghosts, che apre l’ep, può far pensare allo stile della prima Tori Amos, ma comunque mette sul piatto una notevole forza d’impatto, presentata con gentilezza.

Molto più acidella Blind, già citata in quanto singolo, capace di mostrare muscoli e ingranaggio, giocando con un po’ di echi e di ferraglia sullo sfondo, con un senso del dramma che aleggia. Finale con archi particolarmente suggestivo.

Si torna a discorsi morbidi e malinconici, ma anche un po’ spettrali, con Spiraling Down, una discesa a spirale nei recessi di una mente meditativa.

Disarray procede su toni sempre piuttosto scuri, alimentandosi di cori che di tanto in tanto si fanno ascensionali. Si giunge all’Outro strumentale.

Le influenze delle voci più interessanti del panorama del cantautorato internazionale degli ultimi anni, da PJ Harvey a Bjork, prestano qualche pezzo a Gintsugi, che fa tesoro delle lezioni ricevute in un ep variegato e magmatico, ricco di spunti e profondamente sentito.

Genere musicale: songwriting, alt-pop

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