Giordano Sangiorgi

Come ogni anno, l’arrivo di settembre implica anche l’arrivo di quel punto di confronto per la musica indipendente che è il MEI, che quest’anno, dopo aver celebrato il primo ventennio di esistenza, riparte in qualche modo da zero con il #NuovoMEI2016, a Faenza dal 23 al 25 settembre. Abbiamo intervistato Giordano Sangiorgi, che dell’evento è come sempre patron, autore, fautore e deus ex machina.

Prima di iniziare a parlare del Mei, posso approfittare di questa occasione per chiederti a che punto è la musica indipendente italiana?

Direi in una fase di trasformazione, perché c’è un passaggio generazionale. Ci troviamo di fronte a nuovi artisti che si distaccano dai modelli tradizionali della scena indipendente come l’abbiamo conosciuta finora. Il 24 settembre al Teatro Masini premieremo Motta come miglior artista indipendente dell’anno non soltanto perché il suo disco è straordinariamente bello ed efficace, ma anche perché mantiene in Italia un modello vicino all’alternative indie rock anglo americano, che da noi, nonostante ci siano band che lo suonano da vent’anni, fa sempre fatica a trovare spazi.

Va detto che ci sono altri artisti emergenti che si rifanno in maniera abbastanza evidente al pop italiano di qualche anno fa. Noi abbiamo finito il ciclo dei nostri vent’anni con una compilation, il libro, quattro puntate su Sky Arte, e con il concerto di un grande cantautore di area romana, che annunceremo il 10 settembre, e che venne al MEI nelle prime edizioni.

Molti artisti emergenti di oggi citano Lucio Battisti come fonte di ispirazione e punto di riferimento, soprattutto per il periodo di “Anima latina” e “Il nostro caro angelo” e dei dischi con Pasquale Panella. Parliamo di un artista underground, visto che Battisti non è quasi per nulla promosso, per volontà della vedova. Quindi un tam tam che è proseguito nel tempo, nonostante si parli di dischi di 40 anni fa circa.

Noi accompagniamo questo cambiamento e vogliamo sentire quali sono queste nuove sonorità. Il futuro è comunque minato dalla scarsità di risorse e della diminuzione degli spazi per la musica inedita.

Che cosa si può fare proprio contro la diminuzione degli spazi per la musica nuova?

Tutto è frutto di problemi a monte molto più vasti: la crisi economica complessiva e l’innovazione tecnologica che mina economia di chi produce musica. Con la crisi si tagliano attività magari ritenute superflue, e la cultura e la musica, anche dal vivo, rientrano in questa categoria. L’innovazione tecnologica cambia l’approccio delle giovani generazioni: è facile che un quindicenne fan di Ghali (che sabato 24 sarà al Mei) ritenga conclusa la propria esperienza guardando il video su Youtube, senza interrogarsi sulla necessità di andarlo ad ascoltare, di acquistare un cd o di avere qualcosa di suo.

Le risorse sono diminuite perché la diffusione della musica online è in mano a pochi monopolisti mondiali che decidono quanto pagare (pochissimo, se non nulla) la filiera musicale che dà i contenuti. Queste sono le tendenze da invertire con molte azioni, noi le abbiamo segnalate, sarebbe fondamentale fare un’azione antitrust contro questi monopolisti, aprire alla concorrenza, formare una piattaforma europea che valorizzi le nostre musiche, inserire le quote in radio per gli esordienti.

Tutto questo potrebbe favorire il live, che però ha bisogno di un intervento urgente che si potrebbe effettuare attraverso la facilitazione burocratica: si potrebbe realizzare un live in circolo fino a 200 persone con una semplice comunicazione al Comune, senza dover fare tante pratiche che impediscono poi la realizzazione perché a volte è quasi più il costo delle pratiche per far suonare qualcuno nuovo che l’incasso. E inoltre una scontistica forte dalle società di diritto d’autore, e fortissima sui diritti secondari, per chi propone musica originale inedita, che costruisce il futuro della nostra musica.

Come possiamo presentare questa edizione 2016 del Nuovo Mei?

Vent’anni fa abbiamo messo al centro il cd, ribaltando quello che era il concetto del momento, cioè un palco con sotto il pubblico, e mettendo quindi tutti più o meno allo stesso livello. Dieci anni fa, capendo che il cd stava segnando ultimi rintocchi, abbiamo messo al centro il live. Quest’anno abbiamo messo al centro il giornalismo musicale, questo sarà l’elemento centrale e trainante.

Sabato e domenica ci sarà il primo festival giornalismo musicale: sul futuro della musica hanno parlato gli artisti, i promoter, gli operatori, i produttori, i discografici, le associazioni. I giornalisti hanno riportato i loro pareri, e noi abbiamo voluto conoscere il loro parere.

C’è un altro dibattito molto forte che è quello sull’utilità o inutilità, lo diranno i giornalisti stessi, della recensione e della critica musicale. Come c’è la scomparsa dell’album, visto che questa nuova generazione ascolta due o tre bran, non di più, ci pare che l’informazione e la critica musicale stia scomparendo, lasciando il posto ad attività di marketing, ovviamente sempre sui social.

Quadro abbastanza inquietante, almeno dal mio punto di vista…

Giordano Sangiorgi: in contrasto al mainstream globale

Un’altra delle iniziative che mi incuriosiscono di più è la Notte Bianca della musica emergente…

Cerchiamo di arrivare fino a tardi facendo suonare più gente possibile in più punti possibili: l’anno scorso avevamo trenta punti in contemporanea, quest’anno avremo alcune aree dedicate e un grande finale al Palazzo delle Esposizioni con l’area hip hop ed elettronica, altri due settori assolutamente al top per la nuova generazione emergente italiana. C’è il dibattito sul dj se è un musicista oppure no: secondo me quando un dj fa cose inedite assemblando cose di altri è un artista originale, anche se molti non sono d’accordo.

Qui ci sarà Ghali, il nuovo rapper emergente che ha un grande traino soprattutto sui giovanissimi, e altri nomi importanti della scena elettronica. Quindi tireremo sicuramente mattina, nella notte del 24.

Cambiando panorama, c’è poi l’incontro con il liscio…

La parte artistica ha un altro focus incontro potentissimo, in contrasto al mainstream globale, è quello di molti artisti indipendenti che rivisitano il folklore della propria terra. Noi abbiamo fatto una recente Notte del Liscio che ha avuto un boom clamoroso, dove abbiamo fatto realmente incontrare le orchestre romagnolo con gli artisti indipendenti, come Mirco Mariani/Saluti da Saturno, Collettivo Ginsberg, Enrico Gabrielli e tanti altri.

Da lì è nata una nuova formula che ha interessato trasversalmente tutte le generazioni, che io chiamo del “Liscio indipendente” e a settembre apriremo con “Extraliscio in piazza” il 23 settembre, progetto con Mirco Mariani e Moreno il Biondo, portato anche allo Sponz Fest di Vinicio Capossela, dove lo stesso Capossela  ha suonato brani della tradizione e anche inediti.

Il 25 chiuderemo, sempre con la Piazza folk dove Mirco Casadei incontra i Khorakhané, dove i Folkabbestia celebrano i vent’anni di carriera e dove avremo un grande come Otello Profazio.

Mi sembra corposa anche l’area destinata a fornire elementi per l’autopromozione.

Sui social abbiamo due momenti ai quali teniamo particolarmente. Sabato e domenica c’è la formazione che facciamo con Exit Well ai giovani. Dall’altro, con Socialindie e Musicletter premiamo una serie di realtà, artisti, produttori e canali che si sono maggiormente distinti, nel contrasto contro i monopoli.

La tendenza all’autopromozione e al salto della press, dell’ufficio stampa, della label mi sembra sia in aumento…

E’ qualcosa che abbiamo attivato 2010 puntando sull’autoformazione artisti: oggi un artista è un artista a tutto tondo se occupa metà del suo tempo ad autopromuoversi, magari con l’aiuto degli amici o di un suo staff. Paradossalmente lo fa anche Jovanotti: se deve fare programma su Raiuno passa un mese il tempo a comunicare su Twitter, Facebook, Instagram eccetera. Non si esiste senza un lavoro continuo di comunicazione con i propri fans.

Vi siete attivati prontamente con una serie di iniziative a sostegno della popolazione terremotata: ce ne vuoi parlare?

A livello locale e più ampio abbiamo raccolto l’appello di Beppe Carletti dei Nomadi, che è un amico storico del Mei. Daremo appoggio dal punto di vista organizzativo e artistico a un’idea che sta elaborando e che annunceremo con lui quanto prima. Sabato 10 settembre faremo un’iniziativa in un club faentino, La Birreria, le finali del Mei Superstage. Daremo il ricavato alle popolazioni colpite: è un fatto molto normale e semplice, che come Mei abbiamo sempre fatto anche in occasione di altri tragici eventi che hanno colpito l’Emilia e l’Abruzzo

Ma del resto rientra nelle attività di appoggio che abbiamo sempre fatto ad associazioni come Amnesty, o di interventi sul sociale e sul sanitario come Emergency o Amref: una parte della nostra attività è importante se dedicata anche all’aspetto solidaristico e sociale.

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