Non ti puoi fidare nemmeno del cielo. Fine aprile, e una grandinata improvvisa poche ore prima dell’apertura dei cancelli ha messo i bastoni fra le ruote alla terza serata del Balena Festival. Temperature in discesa, tanta acqua, ma gli irriducibili della musica live sono arrivati comunque a destinazione, pronti ad acclamare i loro artisti del cuore.
A esibirsi sul palco di Piazza delle Feste è stato il turno di Clavdio e di Giorgio Poi, accompagnati dalla presenza sul second stage de L’ultimodeimieicani e di Gringo Goes To Hollywood, a cui è stato affidato letteralmente il compito di rompere il ghiaccio. La band, proveniente dalla vicina Sestri Levante, ha scaldato l’atmosfera con il suo rock alternativo.
Sul palco principale, mentre il piazzale piano piano inizia a riempirsi, ecco salire Clavdio. Artista romano accolto sotto l’ala protettriva di mamma Bomba Dischi, è riuscito a farsi notare grazie alla presenza costante nelle rotazioni di Spotify del suo brano d’esordio, Cuore.
Irriverente e ironico nella scrittura, voce profonda e velleità da dj sparse qua e là, la sua performance ha regalato piacevoli scoperte a chi ancora non aveva avuto modo di incontrare le sue canzoni, e ha fatto cantare le prime file, soprattutto grazie ai singoli di punta Nacchere e Ricordi. Togliatti Boulevard è il suo primo album, di fresca pubblicazione, e sta ottenendo ottimi risultati di consensi e critica.
Cambio di palco e si torna a Genova, con uno dei gruppi più conosciuti dagli indiegeni: L’ultimodeicani. Il progetto musicale nato nel 2014 da Lorenzo Olcese, Pietro Bonuzzi, Beniamino Parodi, Rachid Bouchabla e Stefano Pulcini è arrivato a farsi conoscere a livello locale e non grazie all’ep In moto senza casco, a cui ha fatto seguito la recente Pensione a 20 anni, che anticipa l’album Ti voglio urlare, la cui uscita è prevista per l’autunno 2019. L’entusiasmo e il calore del pubblico si sentono forti e chiari: è naturale provare emozione per la scalata verso il successo di ragazzi con cui si sono condivisi serate e palcoscenici.
Ultimo spostamento verso il palco principale per accogliere la star della serata, Giorgio Poi. Una scenografia scarna, con la copertina dell’ultimo album Smog e la scritta “Poi” illuminata. Niente sovrastrutture, neanche nei vestiti: cappellino con visiera, tuta, chitarra e voce. Nient’altro. Giorgio è il cantante indie per eccellenza, non ancora così famoso da aver perso la credibilità dell’etichetta indipendente sulla fronte, ma abbastanza conosciuto da far cantare a squarciagola il pubblico presente.
È di poche parole, Giorgio, anche se suonare con il mare davanti lo ha visibilmente emozionato. Si parte con Non mi piace viaggiare, brano d’apertura dell’ultimo album, seguito da Acqua minerale, uno dei pezzi maggiormente apprezzati del disco d’esordio. Emozioni e canzoni una dietro l’altra, dove hanno sicuramente brillato per intensità e consenso Il tuo vestito bianco, Missili e La musica italiana, cantate su disco rispettivamente insieme ai colleghi Frah Quintale e Calcutta.
È proprio su Missili che Giorgio Poi si è ritrovato solo sul palco, solo con la chitarra. E tanto è bastato. Il tempo a disposizione è corso via velocemente, e al ritorno in scena dopo il consueto finto congedo ha regalato ancora gioie con Stella e l’immancabile Vinavil, iniziata quasi in mezzo al pubblico, e continuata poi insieme al resto della band, fino al momento dei saluti.
È vero, del cielo spesso non ci si può fidare, ma della musica sicuramente sì.
Foto e testo di Chiara Orsetti