Giorgio Serafino, è stata l’India a decidere

serafinoSi chiama India. E mi fissi con gli occhi di una capra. Ma non è un disco: è un libro, piuttosto duro e disilluso, che riguarda una terra che spesso dall’Occidente guardiamo con filtri e schermi un po’ troppo favolistici o pietistici.

Il terzo libro di Giorgio Serafino, viaggiatore, scrittore, amante della musica, vuole rappresentare uno spaccato un po’ diverso dalle piacevolezze d’Oriente che filtrano da Bollywood o dalle cartoline cui siamo abituati.

Spaccato, va detto, anche influenzato da una pessima esperienza vissuta dallo scrittore e dalla moglie, vittime di rapimento nel Rajasthan, poco dopo aver messo piede in India: l’evento per fortuna si è risolto in modo positivo, ma ha lasciato tracce (e come non avrebbe potuto?)

Abbiamo intervistato Serafino, il cui nuovo libro è acquistabile a questo indirizzo, e siccome ci piace fare le cose per bene, grazie alla preziosa collaborazione di Doppio Clic Promotions abbiamo anche chiesto allo scrittore di indicarci una playlist “da viaggio” (anche solo mentale). I risultati, che puoi apprezzare a fine intervista, sono piuttosto notevoli.

La prima domanda è ovvia: perché l’India? Spogliata dei pregiudizi che ne abbiamo in Occidente, che cosa ti ha affascinato di questo Paese?

India perché mi sembrava il momento giusto e anche perché il periodo in cui siamo partiti coincideva con la stagione calda. Però se ci penso bene, non lo so perché l’India. Forse perché ne ho sentito sempre parlare benissimo, forse perché ero affascinato dall’idea di un paese spirituale e con una natura meravigliosa, o forse semplicemente perché prima o poi dovevo vederla… comunque resta il fatto che secondo me non esiste un buon momento per andarci.

Mi ha affascinato l’Himalaya con i suoi abitanti e i villaggi appesi sul tetto del mondo, il resto è stata una fuga, un delirio, un incubo. Un viaggio con fantasmi e demoni che mi mordevano le chiappe a ogni curva in mezzo ai più bei colori mai visti prima.

I tuoi lettori rimarcano la differenza tra questo libro e i tuoi precedenti: perché hai pensato che fosse necessaria una svolta?

La differenza è enorme, ma non ho pensato che fosse necessaria una svolta, anzi, avrei preferito scrivere della libertà e della bellezza che ho sempre trovato negli altri viaggi. Purtroppo la “mia India” non la pensava così. E’ stata l’India a decidere il libro e il viaggio non io, ho semplicemente cercato di esorcizzare tutto il male che mi ha lasciato dentro, e a essere sincero ancora non ci sono riuscito del tutto. Forse però, l’India è riuscita a tirare fuori una parte di me che neanche io conoscevo, e alla fine il fatto che questo libro sia totalmente diverso dagli altri mi piace.

giorgio serafino

Durante il viaggio in India con tua moglie hai dovuto anche affrontare esperienze inquietanti, come il sequestro che avete subito nel Rajasthan. Come avete affrontato l’esperienza e quanto di questo è entrato nel libro?

Spesso abbiamo dovuto affrontare esperienze inquietanti e situazioni di pericolo, ma sicuramente il sequestro nel Rajasthan è stato il momento più difficile. L’abbiamo affrontato sperando solo di uscirne vivi… non potevamo fare molto di più! Molto di questo è entrato non solo nel libro ma in tutto il viaggio visto che questo episodio è accaduto durante la prima settimana di un viaggio lungo due mesi.

Vista la tua ben nota cultura musicale, quali sono stati i tuoi ascolti durante il viaggio? 

O Dio no, io non ho cultura musicale, ascolto musica da quando mi sveglio fino a quando vado a dormire, la adoro, mi fa sognare e mi aiuta in qualsiasi momento della mia vita. Anche quando scrivo o disegno la musica è sempre a “manetta” ma non si può dire che la mia sia cultura.

Mentre sono in viaggio però l’ascolto poco, per strada preferisco il suono del motore e di quello che mi circonda. Mi accompagna però sempre nella mente. Ci sono momenti in cui è protagonista, magari in un motel, o in qualche pompa di benzina , o a casa di qualcuno che ci ospita. Ogni viaggio ha una sua colonna sonora. Questi sono i brani che ho ascoltato di più mentre scrivevo il libro sull’India.

La Playlist di Giorgio Serafino

1- Tristezza e malinconia mentre percorro un sogno che non c’è..

Hey hey, My My: versione di Battleme

2- Delirio pieno con …

Varanasi Baby: Afterhours                                  

3- Un tuffo dentro un altro me con …

Dive: Nirvana                                                        

4- Questa è quella che più rappresenta l’impotenza che ho provato quando ho perso me stesso, ogni volta che l’ascolto prendo in prestito l’urlo…

Spero ci sia: Blastema                                          

5- il ritmo mi fa pensare alla fuga che abbiamo vissuto, ma anche a tutti gli schiavi che purtroppo abbiamo incontrato…e di cui ci sentivamo parte!

Ten Million Slaves: Otis Taylor                            

https://youtu.be/31rrtc8GHlc

6- “ Ci sono istanti che vivere è una merda… sono le volte che proprio non ce la fai più…” con

A fior di pelle: Marlene Kuntz                              

https://youtu.be/h00OYLkLt-Y

7- Qui una descrizione quasi non servirebbe, questa potrebbe essere il riassunto della miseria vissuta in India… Solo in mezzo a milioni di corpi…

Cane sciolto : Omar Pedrini                                  

8- Rappresenta la pace, la bellezza provata sull’Himalaya dopo tanta merda…

Still wind they blow : The shell collector

9- Padroni che regalano solo pugni a donne e servi….

The Beautiful People : Marilyn Manson            

10- Dolce e maledetta solitudine nell’anima…

Sopor Aeternus