Anticipato dal singolo With The Light Off, è uscito in cd e in digitale il primo album omonimo dei God Of The Basement, pubblicato e distribuito da Alka Record Label.
Esordio omonimo su distanza lunga, per una band che esiste da un paio d’anni: ci potete raccontare chi sono i God of the Basement?
I God of the Basement sono un band che punta al piacere di fare musica, per l’ascoltatore e per noi stessi, nella maniera più semplice, senza sotterfugi o compromessi. Siamo nati nel 2016 ma per noi l’uscita di questo album di debutto rappresenta l’anno zero, un punto di partenza da cui iniziare a costruire qualcosa di importante.
Mi sembra che nel disco cerchiate un equilibrio fra un’ispirazione “vintage” e sonorità contemporanee: quali erano le vostre idee quando avete iniziato a lavorare sul disco?
L’idea di questo disco è sempre stata molto chiara per noi, è la stessa idea di musica che abbiamo sempre voluto fare come band. Un disco di canzoni nel vero senso della parola che ha le sue fondamenta in una sezione ritmica serrata, che faccia sempre muovere il piede o fare headbanging per intendersi, in cui la melodia deve sempre essere in primo piano, accompagnata da chitarre più strettamente rock e condita però da diversi elementi di “disturbo” anche inaspettati quali interferenze e uso di samples.
A giudicare dal vostro disco, avete ascolti piuttosto eclettici. Chi sono i vostri punti di riferimento musicali?
Ovviamente abbiamo un’infinità di riferimenti ma potremmo dire che alcuni artisti ci hanno ispirato maggiormente soprattutto per il loro stesso eclettismo, parliamo di Beck, Beastie Boys, Gorillaz, solo per fare alcuni nomi.
Avete scelto come produttore Samuele Cangi: che cosa ha regalato al vostro disco?
La produzione di Samuele Cangi è stata fondamentale, ci ha aiutato al meglio a realizzare la nostra idea di musica. Spesso succede che un musicista si rinchiude nella sua comfort zone e ha bisogno di qualcuno che lo spinga ad osare di più, per noi Samuele è stato questo, ha tirato fuori quello che era sempre dentro di noi ma che non riuscivamo a trovare da soli. Per non parlare dell’atmosfera fantastica che si è creata nella lavorazione, un rapporto di fiducia, stima e amicizia, che si può volere di più?
Mi sembra che la vostra sia una band che ha un lato “live” interessante: che cosa si può attendere chi vi viene a vedere dal vivo?
Assolutamente, il live è quel momento in cui la nostra idea di musica basata sul piacere della musica stessa prende vita. Vogliamo che ogni concerto sia una festa per tutti, non una semplice esibizione.
God of the Basement traccia per traccia
Dopo una rapida Intro entra in scena Hell Boar, portatrice di istanze elettriche e di un rock di impronta piuttosto Seventies, anche se il suono risulta del tutto contemporaneo.
Monday Monkey si sposta in ambiente funk, ma con quell’impronta giocosa che non può che far pensare immediatamente allo stile di Beck.
Ecco poi With the Lights Off, il primo singolo, che rimane su piani sonori abbastanza simili ma aggiunge elementi di conoscenza della band in più, con un brano sensuale e rissoso insieme.
Fuorviati dalla Intermission #1, si prosegue con il blues-rock di We Do Know, regolare e notturna, con un che di acido che arriva dalla bocca dello stomaco.
Beaten Up si occupa di scavare con un loop molto continuo e con suoni che sembrano voler travalicare dalle parti dello stoner.
Si procede con Kay, che si candida fra le più intrise di blues ma anche fra le più sensuali dell’album.
Marcato il passo di Bobby Bones, che fatica a contenere le proprie malinconie. Dopo Intermission #2 ecco una molto massiccia Get Loose, con cantato scomposto.
The Saviour trova equilibri tra una ritmica molto insistente e graffiante e percorsi della canzone piuttosto scintillanti e ricchi di paillettes.
Ci si sposta in terreni da desert rock (anche se con qualche inserto sintetico) per The Sinner, che chiude il disco.
I God of the Basement mettono in mostra una personalità decisa e uno stile già molto ben conformato, ottenendo nel contempo un disco sfaccettato nelle forme ma granitico nelle intenzioni.