Se è vero che il rock non è morto, o è rinato, diamogli un po’ dello spazio che si merita. Esce oggi Hangover & Love, ep d’esordio degli Hapnea. Quartetto marchigiano che canta in italiano e suona in angloamericano, con linee che riportano a Black Keys, Royal Blood, Alabama Shakes. Ma anche a formazioni italiane, come Bud Spencer Blues Explosion, ma soprattutto Little Pieces of Marmelade, a cui sono uniti soprattutto per via di Frankie Wah, chitarrista dei LPOM vicecampioni di X Factor 2020 e produttore, collaboratore e amico della band.
Prima domanda facile (più o meno): chi sono e come nascono gli Hapnea?
Gli Hapnea sono innanzitutto un gruppo di persone molto legate tra loro. Siamo una band molto coesa anche fuori dal palco o dallo studio. Il gruppo con l’attuale formazione (Gabriel, Paolo e Lorenzo) è nato tra il 2017 e il 2018 (con l’arrivo di Danilo come quarto membro nel 2020).
Prima di quegli anni eravamo gli “Apnea” (con gente diversa) e anche il nostro genere musicale non era questo di adesso, avevamo un approccio molto più alternative in stile anni ’90. Ci siamo semplicemente conosciuti tramite amici in comune e ci siamo accorti di suonare e stare bene insieme. Abbiamo cominciato a condividere un certo tipo di ascolti andando a parare su un rock più vicino al blues e al soul per poi riportare il tutto sulla nostra musica. Ah, e veniamo dalla provincia di Macerata.
Mi spiegate titolo, significato e intenzioni dietro Hangover & Love?
Secondo noi è un titolo che riassume bene le tematiche del nostro ep. Da una parte gli aspetti più goliardici e dall’altra l’amore in senso universale. Alcuni brani raccontano, a tratti in maniera autobiografica, alcuni episodi vissuti in serate alcolico-lisergiche. Altri parlano di passione, sensualità, sentimenti, emozioni forti e contrastanti.
Abbiamo messo il titolo in inglese perché sono comunque due parole comprensibili ovunque (mettere “Post sbornia & Amore” non avrebbe avuto lo stesso fascino) e inoltre ci ricordava il titolo di un album a cui siamo molto legati, ossia Sound & Color degli Alabama Shakes.
Il disco esce in contemporanea con il video di Whisky Sour. Mi raccontate qualcosa della genesi del brano?
Whiskey Sour è il brano che preferiamo suonare dal vivo. Ci permette di sfogarci in maniera pazzesca. In realtà inizialmente la canzone è nata come strumentale, soltanto mesi dopo averla registrata è stata aggiunta la voce. L’avevamo fatta sentire a qualche amico e la frase era sempre la stessa: “Cazzo, qui ci starebbe bene una bella voce urlata”. Forse questo è il brano che al meglio rappresenta la parte Hangover dell’ep ed è quello più immediato.
Il video è un montaggio fatto da Paolo di una serie di clip che avevamo realizzato durante il periodo di registrazione del disco all’Homeless Factory di Montecassiano. Due minuti e qualcosa di puro cazzeggio.
Comunque nel disco non parlate soltanto di bevute e amore… Per esempio credo meriti un po’ di approfondimento un pezzo come Ultraviolenza Baby
Anche Ultraviolenza Baby parla di amore. Amore inteso come empatia verso tutti gli sfortunati finiti nelle grinfie di certi mostri. Noi siamo giovani e in quanto tali sentiamo il dovere di tenere gli occhi aperti sulle questioni importanti della realtà che ci circonda.
Non abbiamo mai vissuto in prima persona situazioni di violenza fisica da parte delle forze dell’ordine, ma abbiamo sentito storie, visto cose. Siamo una generazione che si fa prendere dall’ansia ad ogni posto di blocco anche senza un valido motivo. Piuttosto non dovremmo sentirci protetti? Facciamoci qualche domanda.
Qui in Italia ci sono stati tanti, troppi episodi spiacevoli con altrettanto spiacevoli tentativi di insabbiamento. Altro esempio: siamo stati tutti testimoni delle disgrazie dell’anno scorso durante le proteste negli USA. Ci teniamo a precisare che questa canzone è stata creata prima della pandemia e quindi in nessun modo ci riferiamo alle normative anti-covid alle quali siamo totalmente favorevoli (sempre che i controlli vengano eseguiti senza abusi). La salute prima di tutto.
Come curiosità del brano possiamo dire che il testo è stato scritto ispirandosi alla filastrocca per bambini L’elefante si dondolava.
Come è avvenuto l’incontro con Frankie Wah? E che cosa ha “regalato” al vostro ep?
Frankie è un nostro amico, con Gabriel si conoscono da quasi 10 anni. Tra di noi c’è un rapporto di fratellanza davvero genuina, anche con Daniele (batterista/voce dei LPOM). Abbiamo avuto l’opportunità di registrare questo ep grazie alla vittoria del contest Homeless Rock Fest e in quel periodo Frankie era a carico di alcune produzioni negli studi dell’Homeless.
Siamo stati davvero soddisfatti del lavoro svolto con lui anche perché condividiamo la stessa visione e attitudine nei confronti della musica e ascoltiamo tantissime cose in comune. Di sicuro ha saputo regalare un sound molto fresco ai brani, soprattutto trattando le chitarre in maniera davvero unica. È anche l’esecutore del solo nel brano Moonlight Bar.
Vi immagino impazienti di portare il disco dal vivo. Come vi immaginate il primo concerto post-pandemia?
Parlare di concerti in questo momento ci fa davvero piangere il cuore, siamo in totale crisi d’astinenza. Vorremmo il nostro primo concerto post-pandemia in qualche luogo al chiuso dove vedere le persone (possibilmente vaccinate) ammassate scambiarsi sudore, saliva e tante altre cose.
Inoltre con Danilo alla tastiera e seconda chitarra abbiamo avuto l’occasione di fare soltanto un live l’estate scorsa, ma era un unplugged. Non vediamo l’ora di farvi sentire tutta la tracklist in elettrico e magari per allora anche tanti nuovi brani. Che questi tempi nefasti finiscano una volta per tutte e si ricominci a fare baldoria nei locali.
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