Corpi fragili è il primo disco degli Hotel Monroe. Dopo l’uscita dei primi due singoli che hanno fatto da “apripista” a questo lavoro (L’ultima cosa che e Ho visto l’amore cambiare colore) vede la luce questo progetto anche grazie al crowdfounding messo in atto dalla band parmense.
“In quest’ultimo anno – raccontano i ragazzi – sono successe talmente tante cose che quasi facciamo fatica a rendercene conto e, sicuramente, l’incontro con il nostro attuale produttore, Roberto Drovandi, è stato uno spartiacque fondamentale perché grazie alla sua esperienza abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare, sia in studio che live…
Concorsi, concerti e, per finire, un’esperienza incredibile in quel di Sanremo, nel periodo del festival, ci ha fatto arrivare all’uscita del disco che, credeteci, rappresenta un qualcosa di davvero incredibile per noi”
Hotel Monroe traccia per traccia
L’apertura del disco sembra viaggiare sottotraccia: la partenza di L’ultima cosa che, con Dank, sembra non voler uscire dall’oscurità, ma è un’impressione breve, che lascia spazio a esiti più rumorosi.
Un po’ di synth si spargono su Nuovi mondi, che ha ritmi moderati e qualche richiamo al pop degli anni 80.
Pianoforte e toni da ballad per Ho visto l’amore cambiare colore, scelta anche come singolo di presentazione dell’album.
Si torna a modi più aggressivi con Rebecca, che ha istinti narrativi e ha un cantato che fa pensare un po’ ai Litfiba.
I legami con gli 80s si fanno più espliciti con la scelta di una cover: nientemenoche Rocking Rolling, antico brano di Scialpi (sì, proprio lui), reso con synth e una certa dose di disinvoltura e aggressività.
Giochi sintetici quelli di White Fox, che però poi trova spazio per qualche cavalcata più rockeggiante.
Il disco si chiude con la title track Corpi fragili, che parte da molto lontano e su paesaggi cupi, per poi evolvere su pianure elettriche e insistenze vocali.
Qualche buona idea e complessivamente buoni risultati per gli Hotel Monroe, capaci di cambiare atmosfere e scenari con una certa disinvoltura.