I Fasti, “Tutorial”: recensione e streaming

A cinque anni distanza dall’ultimo disco Palestre, I Fasti pubblicano Tutorial. La band torinese ha registrato l’album presso Spazio211Db da Dario Colombo, prodotto dalle etichette I Dischi del Minollo, Scatti Vorticosi Records e Party Tonite Boking.

Nell’inverno 2009 pubblicano il loro primo ep Lei si è alzata dal sordo mormorio.  Nello stesso anno sono tra i promotori della compilation auto-prodotta Un disco grezzo, un disco che ci impegna che vede la partecipazione di quindici band torinesi. Ad aprile 2010 realizzano Ovatta il loro primo lp: il disco è stato completamente arrangiato, registrato e mixato dalla band stessa.

A dicembre 2011 pubblicano Morula, ep ibrido composto da tre canzoni, quattro racconti e tante immagini. Nel 2012 sono tra gli interpreti della colonna sonora virtuale del libro La Faglia di Massimo Miro (Maestrale Edizioni). A settembre 2012 compongono la colonna sonora per OFF. In viaggio nelle città fantasma del Nordovest, opera letteraria di Marco Magnone (Espress Edizioni).

Nel 2015 esce il disco Palestre, prodotto dall’etichetta abruzzese i I Dischi Del Minollo. Dal vivo la band alterna concerti elettrici a performance di pura sperimentazione, sonorizzazioni di libri o pellicole e reading.

In questi anni IFASTI hanno condiviso il palco con Titor, I Treni All’Alba, Fine Before You Came, C.G.B., Lo Stato Sociale, Uochi Toki, Luci Della Centrale Elettrica, Kina, Karl Marx Was a Broker e hanno preso parte a importanti appuntamenti come Era Spaziale Festival, NoFest!, Punk Monster Fest, If The Bomb Falls, Diy Yeah Fest,Alta Felicità Festival,La Fabbrica dei Mostri,No Fest.

I Fasti traccia per traccia

Suoni cupi, molto elettrici e ambigui quelli de L’umanità migliore, che introduce alla recitazione acida e amara, che sarà il fil rouge del disco, impegnato a mostrare contromodelli di vita possibili.

“Io è la parola di questi nostri anni/noi è la parola da non usare mai”: punta dritto sull’egocentrismo dei nostri tempi Ionoi, che descrive nel dettaglio le qualità che servono per emergere nel marasma mediatico, con chitarre che incalzano alle spalle. “Noi/ci aggiriamo strani/sperando in un conflitto/che non arriva mai”.

Poteva mancare un’analisi de Lamore? Oggettivamente no, ma qui si va oltre: condita da clap, schitarrate e qualche tendenza electro (qui e là sembra la sonorizzazione di una canzone di Vasco) questa è una disanima di come si legge, si scrive e si canta dell’amore. Cioè tutti nello stesso modo, come se ci fosse una via unica al sentimento.

Pietro è immersa in atmosfere molto più dure e crude, parla di squali e di lupi, ma soprattutto di arrivismo e anche immigrazione.

Ci sono anche i fiati in Bomba, che parla di gente chiusa in casa (ma dai) ma più che altro per cause nucleari. Il problema fondamentale comunque qui è la comunicazione, intesa in svariati sensi e comunque sempre con isteria.

C’è una forte malinconia che nasce da Buoni anni, più soffusa dei brani precedenti ma non per questo meno tagliente e capace di ferire.

“Ogni cose è chiusa/ogni casa è chiusa”: Tpunto4 si veste di rabbia, per descrivere una società che si arriccia su se stessa, poco prima del disastro.

C’è un problema di bollini della spesa all’interno di Meritiamo, che tratta del consumismo entrando in tunnel electro.

Difficile non vedere il filo diretto che parte da Capovilla, Massimo Volume e compagnia e arriva a I Fasti, ma è giusto sottolinearlo non soltanto perché ci si ritrova il recitato, ma soprattutto per la cura e la crudezza di testi e pensieri.

Dal punto di vista musicale, la band fa un notevole lavoro per assorbire e restituire input, elettrici, elettronici, contemporanei e per lo più rabbiosi, adatti a un’epoca disconnessa o troppo connessa.

Genere: rock cantautorale

Se ti piacciono I Fasti assaggia anche: Massimo Volume

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