Il Cervello: intervista, recensione e streaming

Dalla fiorente scena avellinese arriva Il Cervello, pseudonimo di Antonio Preziosi che nel suo ep d’esordio, Spirale, mescola i generi che gli sono più congeniali: non soltanto hip hop ma anche hard rock e perfino screamo. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Comincerei dalla tua storia: da dove arrivi e come sei arrivato a “Spirale”?
Il mio percorso musicale inizia dal basso, strumento che ho imbracciato a 14 anni, dopo essermi totalmente innamorato dello stile creativo di Flea dei Red Hot Chili Peppers e di Saturnino, il bassista di Jovanotti.
Sono originario di Avellino, in città abbiamo avuto – e abbiamo attualmente – una bellissima realtà musicale, in continua evoluzione. Nei primi anni da bassista ho militato in progetti punk, hardcore punk, metal, stoner e screamo. Con il tempo mi sono reso conto che il basso è stato la porta che mi ha avvicinato all’hip hop, al funk e a tutte quelle sonorità che oggi sono parte integrante dei miei pezzi.
Dopo il basso ho iniziato a suonare in alcune band metalcore come screamer e in altre band rappavo. Nessuna delle band ha mai voluto unire elementi rap ed elementi hardcore insieme, così ho deciso di farlo io con Gretchen Insomniac (il mio vecchio pseudonimo) e Gli Effetto Farfalla.
C’è una leggenda nel mondo della musica emergente: “Una band se non è fortunata, si scioglie sempre prima di finire un ep o poco dopo che è finito”. Porto ugualmente un bellissimo ricordo di quell’esperienza, molti avvenimenti che riteniamo brutti o pessimi in realtà sono quelli più formativi.
Nel 2013 ho portato avanti un altro progetto sempre come Gretchen Insomniac insieme a Kyllne, un beatmaker dell’Avellinese con sonorità e un tocco musicale avanti anni luce. Dal 2014 sono cambiato radicalmente, ci sono stati diversi avvenimenti spiacevoli che mi hanno portato a vedere la vita sotto un punto di vista differente.
Il mio primo genere di riferimento è stato il nu.metal, genere che mi ha concesso di ascoltare gran parte della musica senza alcun pregiudizio. Dal 2014 al 2017 mi sono focalizzato su altri progetti, ho studiato cinema, sono diventato giornalista e ho aperto un giornale di cultura pop. Sentivo però che mancava qualcosa di importante nella mia vita, ed era appunto la musica. Dalla voglia di sperimentare è iniziato il processo di mutazione da Gretchen a Il Cervello.
Il tuo ep è un concept: vuoi raccontare quali sono i concetti base?
La maggior parte di noi combatte quotidianamente con i propri demoni interiori. Alcuni fanno finta che non esistano, altri ci parlano, a me invece piace ballarci. I tre pezzi – tralasciando le due strumentali – sono interconnessi tra loro sia sotto il punto di vista del sound che dei testi.
Io sono fatto di cera racconta la lotta interiore di una persona schiava dei suoi mostri, che non crede nel cambiamento se non in negativo. Una persona che ha toccando il fondo ed è in procinto di farla finita, ma poco prima che accada scopre che c’è sempre un modo per risalire.
Il pezzo è dedicato a una persona a me molto cara che non c’è più da diversi anni. In ogni caso, sai come diceva Calvino? “A volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”.
Il tuo posto nel mondo è il seguito del sopracitato pezzo. Una volta che sei risalito dal fondo può soltanto andare meglio, devi avere la forza e la volontà di capire cosa vuoi dalla vita e prendertelo. La terza traccia Storie di fantasmi parla delle mie tre storie sentimentali più importanti. Con il tempo, una persona che ritenevi così importante nella tua vita, la vedi come un fantasma, un ricordo lontano che non c’è più e che spesso è giusto che resti lì, nel passato.
La copertina di Spirale, è stata realizzata dal tatuatore e disegnatore Pellegrino Ragno in collaborazione con il grafico Antonio Iannaccone. I due lati della spirale rappresentano il percorso dell’uomo fino al punto d’arrivo che sta a significare che siamo liberi di scegliere quale strada percorrere nel bene e nel male.
Mescoli generi differenti anche molto differenti fra loro. Puoi raccontare qual è il tuo modo di comporre abituale?
Ci sono diverse scuole di pensiero riguardo l’arte dello storytelling e sono tutte giuste. Personalmente parto da una base metrica, scrivo il testo e lo immagino in un certo modo. Successivamente deve esserci la giusta connessione tra scrittura, voce e sound, solo una volta trovata unisco questi tre mondi che insieme diventano omogenei.
Molto spesso sono anche dietro la composizione dei pezzi, questa volta però il lavoro di composizione è del produttore Deville, un beatmaker romano il quale ha composto le 5 tracce dell’album. Probabilmente è l’unico ad aver capito da subito quale fosse la mia idea per realizzare Spirale. Quando compongo parto da un genere di partenza e una volta capito dove porta il pezzo, lo stravolgo totalmente. Dentro di me c’è il caos, nella musica cerco l’equilibrio in quell’iniziale confusione.
I tre brani rappati offrono una certa varietà di umori e di idee. Ma quali sono state le tue sensazioni dominanti mentre lavoravi sull’ep?
Tutto è partito dall’esorcizzazione delle mie paure, affrontarle dentro di me e fuori, nella vita di tutti i giorni. Ho letto parecchi libri, specialmente di psicologia e filosofia che sono stati una grande fonte di ispirazione. Spesso nei miei incubi quelle che erano un tempo le mie paure mi attaccavano, quasi sempre sotto la forma di persone. Adesso sono io ad attaccarle, a spingerle via.
La paura del futuro è stata alla base del progetto, conosci il passato mentre il presente lo crei giorno dopo giorno. Ma il futuro? Nella tua mente sei già in un posto ben preciso, nella realtà no. Si deve avere la forza di credere nell’invisibile è tutto potrà cambiare. Un anno fa Spirale era solo un’idea nella mia testa, adesso è un progetto in carne e ossa.
Immaginando un tuo esordio su lunga distanza, quali sarebbero gli elementi che ci metteresti senza dubbio dentro?
Continuerò a sperimentare e a sondare nuovi generi musicali. Il nuovo disco è già in scrittura e le tematiche sono differenti da quelle presenti in Spirale. Ho ampliato le mie letture e le mie conoscenze, le mie emozioni sono molto cambiate. Non riesco a essere sempre lo stesso, ho un bisogno continuo di mutare e scoprire tutto ciò che questa vita ha in serbo per noi.
Il Cervello traccia per traccia
Dopo un’Intro strumentale (che non è proprio un classico nei dischi hip hop e che ci fa capire subito che ci troviamo di fronte a una visione un po’ alternativa), ecco Io sono fatto di cera, che mette il rap dentro un insieme di sonorità che si avvicinano molto al rock, ramo emo/hardcore.
Il tuo posto nel mondo è il pezzo centrale e apre con un ritmo molto serrato e aggressivo, versando nel mix anche un po’ di elettronica. Il testo è autobiografico, con uno stile un po’ vintage, in questo caso, nel rappato, ma anche qualche scream piazzato qui e là.
Storia di fantasmi ripropone il classico binomio amore/morte abbassando leggermente i toni ma con un fraseggio molto intenso e continuo. Si chiude con una breve Outro, ancora strumentale.
Buon impatto per il primo pugno scagliato da Il Cervello, cinque brani significativi anche per l’idea alla base della mescolanza di sonorità.