TRAKS ti propone altre cinque recensioni in breve, per portare alla tua attenzione dischi che potresti esserti perso.

Okland, “Okland”

okland, recensioni in breveGli Okland sono una band nata a Torino nel 2016 dall’incontro di Andrea De Carlo, Luca Vergano e Jacopo Angeleri, musicisti già attivi in diverse realtà della scena musicale cittadina. Nel maggio 2016 hanno cominciato a scrivere e produrre i primi brani, affiancando nei mesi successivi un’attività live. Il loro sound cerca di fondere sonorità elettroniche e ritmi downtempo con gli strumenti acustici. Hanno pubblicato un ep omonimo da quattro canzoni, la prima delle quali è Celeno, un pezzo pop elegante e ritmato, in cui l’influenza dell’elettronica internazionale si fa sentire in modo particolare. Màni si presenta in modo più sotterraneo, ma contiene il germe della propria riemersione. Indra riporta verso un Oriente più suggerito che mostrato, dalle temperature moderate ma dagli andamenti sinuosi. Si chiude con Dive, che vede il featuring di Deb: un cantato morbido in aria di trip hop. Buon ep, morbido e delicato, bene inserito nel sound contemporaneo.

Stefano Meli, “No Human Dream”

Stefano Meli, che ritorna a due anni di distanza dall’apprezzato album Ghostrain, con un lavoro strumentale. Il titolo è No Human Dream e uscirà il 28 aprile prossimo per Seltz Recordz. Lo presenta così: “NO HUMAN DREAM è un disco strumentale. Un disco sulla consapevolezza e sul tentativo di riconciliarsi con se stessi. Un disco che vuole sottolineare l’importanza del silenzio contro il rumore degli uomini, in un mondo che ha decretato la morte dei sogni, dell’intelletto e della fantasia (da questa considerazione, il titolo)”. Registrato in parte dallo stesso Stefano Meli, in presa diretta, al Little Lost Cat Studio Recording, piccolissimo studio disperso nelle campagne siciliane, in estrema solitudine con una vecchia chitarra Silvertone Kay del 1959 e una vecchia chitarra Harmony Stella del 1960 e in parte da Carlo Natoli al Phantasma Studio Recording. La prima traccia, Petra, è già esplicativa della ricerca di un sound affine al rock, ma disteso su spazi molto vasti. Più fluidi i movimenti di Tree, mentre Sonoma ribadisce influssi western. Ci sono episodi più intensi e complessi, come Noose, oppure più muscolari come Desert. Intensità differenti si raggiungono nella potente No Human Dream, la title track e nella più sottile e sofferta Kee. In complesso una buona prova per Meli, che mette la propria chitarra al servizio di un progetto molto esteso.

XIX, “Some Things We Don’t Do”

Marco Anulli, in arte XIX, ha pubblicato un nuovo album dalle sonorità oscure chiamato Some Things We Don’t Do, su etichetta Concrete Records. L’ep è costituito da tre tracce, la prima delle quali, Be Not, conduce l’ascoltatore attraverso un viaggio piuttosto lungo e anche traumatico, costellato di sonorità noise, ma anche aperto a sprazzi di sole durante il percorso. Più marcato il percorso di Have Not, altra digressione all’oscuro ammantata di noise. Liberatoria, ma anche piuttosto malinconica, la finale Love Not. Tre tracce di grande intensità, che vanno a costruire un panorama complessivo molto interessante.

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When Due, “Pendolo”

Pendolo è il secondo lavoro della band siciliana dei When Due: un Extended Play strumentale basato su un unico tema. Una Suite divisa in cinque parti in cui il loop diventa forma propria di espressione. Pendolo è stato registrato e missato presso lo Zeit Studio di Palermo da Danilo Romancino e masterizzato da Jo Ferliga presso il Tapewave Mastering. Nell’arco della composizione, una sorta di sinfonia techno, si avvertono le influenze dell’elettronica contemporanea ma anche un certo senso del dramma, che fa emergere emozioni e sentimenti mescolati, ma sempre sorretti da ottime dosi di ritmo. Il lavoro è significativo e anche piuttosto innovativo.

 

Golden Rain, “Golden Rain ep”

I Golden Rain sono un duo in cui sound tenta di fondere elementi di musica elettronica con influenze dark e melodia. Il nuovo ep è composto da cinque canzoni che si distendono su atmosfere dream pop: segue questa strada, per esempio, Foglights, il pezzo d’apertura. Il dream pop a volte sfocia apertamente nel pop, come nel caso di Lovers. Più ritmata When I go Away, mentre My Crown rallenta e lavora sul groove. Traccia finale The Same Moon, che riporta il discorso su atmosfere di velata sensualità pop. Le cinque tracce dei Golden Rain si distendono morbidamente su una strada deserta, in direzione dream pop, anche se con qualche deviazione sul percorso.

 

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