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TraKs ha ospitato, poco tempo fa, un contest che li ha riguardati: i Bloody Millionaire hanno pubblicato Marble Dust, un disco garage (nel senso che è stato realizzato proprio in una rimessa per auto), ricco di influssi 60s/70s. Abbiamo intervistato la band.

Potete riassumere la vostra storia fin qui?

Io (Giova – voce) e Pippo (chitarre) ci conosciamo da più di 10 anni, abbiamo suonato assieme in altri due gruppi negli anni scorsi. È successo che dopo un periodo d’interruzione dovuto alle nostre vicende personali (cambi città, lavoro, eccetera) ci è venuta voglia di ricominciare a scrivere qualcosa assieme. Ci siamo visti qualche sera in casa con le chitarre acustiche, buttato giù qualche idea davanti a una birra.

Il progetto ha poi preso una sua identità più specifica con le aggiunte eccellenti di Ufo (batteria) e Lollo (chitarre) e infine di Nico (basso). Una volta assieme abbiamo suonato e arrangiato il materiale che avevamo, in parte distruggendo quello che non suonava bene per poi ricostruirlo da zero. Abbiamo concluso abbastanza in fretta che i pezzi erano molto buoni e abbiamo deciso di registrarli il prima possibile.

Presentate “Marble Dust” come un disco “scritto di getto in un garage”: quanto di getto? E, voglio dire, veramente in un garage?

Sì lo so che sembra solo una bella storia da raccontare, però vi assicuro è vera: la nostra sala prove è il garage di Pippo! Sulla scrittura di getto invece dovremmo distinguere due fasi: la prima in cui abbiamo messo assieme del materiale che in parte ciascuno di noi aveva scritto per conto suo nel corso degli anni e la seconda dove ci siamo trovati con la formazione al completo per arrangiare e dare una personalità ai brani. La seconda fase è stata davvero veloce: considerate che ci siamo trovati per la prima volta con la formazione completa a inizio 2015, e ad agosto dello stesso anno abbiamo registrato il disco!

Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?

Non parlerei di difficoltà quanto di necessità: avevamo la necessità, una volta in studio, di “far suonare” il disco esattamente come suonava nella nostra testa. Credo sia un imperativo per chiunque registra dei brani propri, ma per noi era molto difficile, anche considerando il fatto che suonavamo insieme da poco ed è difficile trovare il sound che accontenti tutti. Credo però che ci siamo riusciti anche grazie alla scelta di andare in uno studio di nostri amici (i.e. Atomic studio) dove potessimo fare le cose con calma e sperimentare qualcosa di nuovo: siamo molto soddisfatti di come suona il nostro album.

Bloody Millionaire, presi dall’entusiasmo

bloody millionaire

Come nasce “One last inch off the ground”?

Onestamente è difficile per me ricordare la genesi dei brani, non solo di “One last inch off the ground” ma di tutti i brani in generale, perché sono stati montati, smontati, rovesciati, arrangiati, ri-arrangiati, rallentati e velocizzati talmente tante volte che è difficile capire quando finisce una jam e inizia una canzone. Nel caso specifico però mi ricordo di un riff di Pippo fra tanti che però con l’aggiunta del delay suonava davvero cazzuto e ci abbiamo montato subito una linea vocale; presi dall’entusiasmo abbiamo scritto la sessione ritmica con suoni molto pieni e decisi e l’abbiamo praticamente tenuta così…

Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?

Volentieri, spero di ricordarmi tutto! In realtà abbiamo suonato con la nostra strumentazione di base con l’aggiunta di qualche extra: batteria, basso, chitarre e ampli sono la stessa strumentazione che usiamo anche dal vivo, mentre abbiamo potuto approfittare della mano di Alessandro Bon e del suo Fender Rhodes per alcune parti di piano elettrico (es.: “The Mess I’ve Found”) e di alcuni microfoni particolari per fare alcune sovraincisioni con la voce

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?

Qui parlo per me perché abbiamo gusti un po’ diversi in materia: mi piacciono molto i Subsonica e i Negrita perché li ascolto fin da quando sono ragazzino e continuano a produrre ottimi dischi e mi piace molto andarli a vedere dal vivo. Se ti devo sparare dei nomi condivisi anche dal resto dei Bloody Millionaire non ho dubbi, te ne dico 2: Bud Spencer Blues Explosion – andate a vedere i live… pazzeschi, sono in 2 ma sembrano almeno 5 – e Verdena, sono dei pazzi visionari ma si può dire siano stati una specie di tutor per quelli della nostra generazione… ci hanno accompagnato nella nostra adolescenza con Valvonauta e Luna e a mano a mano che anche noi crescevamo dal punto di vista musicale ci hanno trasportati a un concetto di musica completamente destrutturata davvero diversa dai canoni classici, pur essendo una bomba per le orecchie.

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