Abbiamo recensito il suo disco (qui la recensione) e presentato il suo video (qui il video). E oggi l’intervista. Insomma, così su due piedi sembra che gli dobbiamo dei soldi. E invece è soltanto il dovere di cronaca che ci spinge a scambiare quattro chiacchiere con Giancarlo Frigieri, per parlare del suo Troppo Tardi, settimo disco di una carriera forse non abbastanza ammirata.

Il tuo nuovo disco, “Troppo tardi”, arriva a breve distanza dal precedente “Distacco”: è un periodo molto produttivo di per sé oppure avevi quello che si definisce un’ “urgenza” nel pubblicare un disco nuovo?

A dire il vero non ho mai aspettato così tanto tra un disco e l’altro. Neanche la volta che ho dovuto stare tre mesi senza cantare con il rischio di fottermi le corde vocali per sempre. Non saprei cosa rispondere.

Che cosa comporta il maggior impegno nelle tue canzoni: il testo oppure la musica? Mi sembra che entrambi gli aspetti siano particolarmente “lavorati”…

Generalmente io parto dal testo, ma anche sulla musica lavoro molto. Mi piacerebbe che nelle mie canzoni, sotto una patina decisamente popolare in grado di essere apprezzata anche da chi di musica non ne ascolta mai, ci fossero cose che possano intrigare anche un maestro di musica del conservatorio.

Per provare a raggiungere una cosa simile ci sono mille piccoli aggiustamenti. In genere una canzone nasce abbastanza velocemente, poi si lascia lì, come il parmigiano nella salamoia. Ogni tanto si aggiusta qualche cosa e magari alla fine scopri che la canzone è diventata una cosa diversa. Ci sono pezzi di canzoni che vanno da un brano all’altro, non è un discorso chiuso una volta che è steso sulla carta.

Come nasce “Elicotteri e cani”?

E’ un pezzo che parla del pessimismo che avvolge ogni tempo, dei pessimisti che ascoltiamo tanto ma dei quali in realtà applichiamo poco, principalmente perché non è vero che il mondo sta andando in rovina. Anzi, l’uomo su questo pianeta sta sempre meglio. Però ci piace sentire che stiamo andando in rovina, quasi sempre per colpa di qualcuno che non siamo noi, naturalmente. E’ il modo più pratico per autoassolverci e ritenerci virtuosi senza aver fatto un bel niente.

La scelta dell’uso della seconda persona singolare è usata proprio in questo senso, perché il protagonista del pezzo sta parlando di sé stesso, ma non vuole ammetterlo e punta il dito contro un “TU” che non esiste. Musicalmente parlando, le atmosfere che cercavo erano quelle di pezzi come “Nine Cats” dei Porcupine Tree, inoltre abbiamo fatto le ritmiche usando i respiri e alcuni finti battiti di cuore fatti con la bocca, oltre a dei feedback di chitarra sezionati in modo da simulare i “bip” delle macchine che ti attaccano in ospedale in terapia intensiva.

Nel finale, i fischi che senti sono ottenuti isolando le prime lunghissime note di “The unanswered question” di Charles Ives e mettendole in relazione tra loro, armonicamente fin quando fosse possibile e disarmonicamente alla fine, quando non c’era più via di fuga. Il titolo viene dalle ultime 3 parole dette nel secondo episodio della “trilogia Millenium”.

Giancarlo Frigieri, con ogni tipo possibile di effetto

Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?

Ho usato solo chitarre e voci, poi ho lavorato tutto attraverso ogni tipo possibile di effetto, sia analogico che digitale. Per dire, per fare le grancasse dicevamo “PUM” nel microfono, effettandolo come si deve. Con la bocca si possono creare un’infinità di rumori. Poi li isolavamo con il computer, prendendo solo il frammento che ci interessava e lavorandoci ulteriormente su. Magari ci attaccavamo un distorsore, magari lo mandavamo al contrario.

In “Elicotteri e cani” per esempio ci sono dei miei respiri che sono mandati al contrario insieme ad altri che sono mandati alla dritta. Con le chitarre idem. Ci siamo divertiti. Mi piace che non sembri un disco con solo chitarre e voci e mi piace che non sia un disco astruso, ma un disco pop un poco strano.

La classica domanda di chiusura: si sa che il grande successo musicale si raggiunge costruendo delle rivalità fasulle (Beatles/Stones, Blur/Oasis, Albano/Romina eccetera). Potresti scegliere uno o più rivali e criticarli, anche per finta, ma aspramente, provocando poi risposte che faranno vendere a tutti molti più dischi?

No, è un gioco che ho pure fatto in passato. Lo si fa quando si è disperati, quando la propria parabola in termini di notorietà è in discesa e si vuole cercare ogni mezzo necessario per far parlare di sé. Come ti dicevo l’ho pure fatto in passato e me ne vergogno ancora. Oggi credo che ogni musica abbia la sua dignità e la sua funzione, credo che la musica di Biagio Antonacci, di Frank Zappa, di Iannis Xenakis, abbia lo stesso diritto di esistere. Poi chiaro che non è che mi piace tutta, c’è chi mi piace di più e chi di meno, ma ho smesso di odiare persone per la musica che fanno. E’ una cosa tribale e infantile e io, almeno in questo, sono adulto.

Massimo rispetto per la tua posizione, che oltretutto condivido per intero. Detto questo, la domanda di chiusura è soltanto un gioco, ed è ancora più divertente quando qualcuno si sceglie per rivale qualcuno che stima. Per dire, lo sanno tutti che i Beatles stimavano così tanto gli Stones che ogni tanto si facevano anche arrestare insieme…

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