Esce oggi, pubblicato da Universal, Tango, il nuovo disco di Joan Thiele. Oltre che al ballo, il titolo rimanda alla parola latina e ai suoi molteplici significati: emozionare, toccare, commuovere, ammaliare, sedurre.

L’album contiene undici tracce registrate in parte nel Red Bull Music Studio, con la collaborazione di amici a colleghi, come gli Etna, insieme ai quali ha curato la produzione dei pezzi, e gli ingegneri del suono Donato Romano, Carlo Zollo e Chris Tabron che ha mixato alcuni brani del disco.

Il disco anticipato dai singoli Armenia, Fire e Polite, è un album eterogeneo, con  anime ben distinte che interagiscono tra loro. Joan mescola tra loro influenze sudamericane, europee e africane, raccontando per lo più storie vere o simboliche.

Joan Thiele traccia per traccia

Si parte dai ritmi tribali di Blue Tiger, una tigre blu che prende forme effettivamente sinuose, elettroniche, parzialmente sconfinanti nell’EDM, poggiando su substrati sonori che sembrano più sfaccettati rispetto alla Joan Thiele fin qui nota.

Più leggera (senza esagerare) Armenia Quindio, in cui inizia a filtrare un po’ del Sudamerica originario della cantautrice, sotto forma di cori infantili, ritmi, fiati e sensazioni sparse.

Atmosfere molto più notturne e vellutate quelle della seguente Mountain of Love. E dopo l’introduzione parlata di Cocora, ecco proprio Tango, la title track, probabilmente il pezzo più “international” del disco, figlio in modo chiaro dell’hip hop e del soul di marca americana, in grado di mostrare in pieno la disinvoltura di gestione delle forze raggiunta da Joan.

Ci si sposta su un dancefloor anni ’70 con i ritmi di Polite, che ha bassi potenti e molti crismi disco dance. Torna una certa tranquillità Azul, che però si sfuma in tanti sensi diversi, compreso un pizzico di psichedelia nel finale.

Underwater va su temi electro-soul, con un “holaholahola” piuttosto estivo. Altro genere e altro ambiente quello di Fire, il cui fuoco è acustico e brucia in ambienti notturni e molto minimali.

L’elettronica occupa la scena di ways, ed è un sentimento sintetico ma ribollente. Lampoon chiude il discorso su note in parte amare, ma anche su beat quasi ambient e piuttosto liquidi.

Disco della maturità? No perché è troppo giovane. Ma Joan Thiele dimostra una padronanza dei propri mezzi e una conoscenza della canzone (pop, ma spesso di classe) internazionale che la pone in grado di scalare pressoché qualunque vetta. E questo Tango va ballato anche da sola.

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