SHORTRAKS: tre recensioni in breve

Torna SHORTRAKS, la rubrica mobile di TRAKS per suggerirti tre dischi che potresti esserti perso.
Carol Might Know, Act Naturally
Carol Might Know è Anna Bernard, una cantautrice nata e cresciuta a Bolzano. Fin da giovanissima esplora molteplici forme di espressione artistica. Con la sua band, affiancata da alcuni tra i più attivi musicisti della scena olandese, Anna dà sfogo alla propria creatività attraverso musica e testi inediti, condensati nel nuovo ep Act Naturally. La musica, caratterizzata da una forte componente pop, trova la sua unicità nella peculiare contaminazione di suoni indie, elettronici, soul e rock. La prima canzone dell’ep è Release, che parte solenne con organo e voce, ma che si scioglie via via in suoni più contemporanei e morbidi.
Grasp all procede su piani inclinati con sonorità più scure, che poi evolvono verso contesti pop. Five Friends si adegua ai modi delle cantautrici internazionali appena più tradizionali, ma senza rinunciare a sporcare le tracce con qualche idea elettronica. Con Falling Tree ci si trova invece di fronte a influssi diversi, che vanno dal soul alla world. Il lavoro si chiude con Blue Velvet Green, divisa tra istinti rock e una parabola che porta verso approdi più morbidi. Buono il talento e buona la sua messa in pratica, nel disco dei Carol Might Know, sicuramente dominato dalla voce di Anna, ma curato nei particolari come in un ottimo lavoro di squadra.
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Stray Bullets, Shut up
Nati nel 2007 a Verona, gli Stray Bullets pubblicano Shut Up, un disco dalla storia particolarmente laboriosa. Ci sono voluti tre anni per registrare e autoprodurre Lost Soul Town, ma negli anni successivi, la band ha modificato la propria line-up, che li hanno portati a concentrare la loro proposta su uno stile rock più sleaze. Così con la nuova lineup hanno riletto le canzoni di Lost Soul Town, la maggior parte delle quali sono finte nel nuovo disco, riscritte e ri-arrangiate. Si parte da una molto robusta Lost Soul Town, che esplicita fin da subito i legami della band con il metal classico. Direttrici simili ma ritmi diversi e un atteggiamento d’assalto in Get on you. Brani come Hurts mettono in evidenza le qualità della chitarra elettrica. Candy si rivela più ammorbidita, ma senza esagerare. Si arriva invece alla ballad “vera” con One Way. Si riparte poi con brani veloci e aggressivi come Put Up Shut Up, mentre Sex Pot opta per discorsi che prevedono cori e un drumming molto intenso.
Anche Be Your Man ha la batteria in primo piano, con un sound comunque stemperato dalle sgasate della chitarra. Si gira agevolmente tra i capisaldi del sound metal in pezzi come Rain o Black Out, prima che Crash si incarichi di chiudere il discocon un concentrato di potenza. Tutto molto ben fatto (ma anche tutto un po’ già sentito) nel disco degli Stray Bullets, che comunque non avranno problemi nel convincere il pubblico degli appassionati del metal classico.
Richard James Simpson, Sweet Birds of Youth
Con la partecipazione di musicisti del calibro di Joey Burns (co-fondatore dei Calexico), Dustin Boyer (John Cale) e Theo Welch (Barry White), Sweet Birds Of Youth è l’album di debutto di Richard James Simpson, ex voce e chitarra dei Teardrain. Dopo l’introduttiva Birds, il disco comincia a mostrare la propria vera faccia con la tagliente Bulls, ricca di sensazioni indie rock e di aggressività. Si vira su sensazioni più oscure e aggrovigliate con Taking Sides. La seguente Moonbeams Arms scava anche più in fondo, rivelandosi però sorprendente e spirituale. Dopo l’intermezzo di I Love You, ecco l’ambigua, rumorosa ed elettrica Roller, seguita dalla coda Roll3, prodotto di un cantato ondeggiante e di una chitarra acida, nonché di ascolti plurimi di tutta quella fascia sonora che va dai Velvet Underground ai Pixies.
Tutt’altro il clima della breve e corale (e quasi celestiale) You, mentre dopo Moon1 si sviluppa il lavoro sommesso di Never is Forever, che cresce poco per volta, facendo crescere con sé anche le proprie stranezze. A proposito di stranezze, non si lesina certo in 10, pezzo sostanzialmente noise che vive di distorsioni. Sorrow svolta verso un desert rock acustico. Veloce e quasi pop Bloodsick, che poi vira verso suoni post grunge. Si torna a un vibrato elettrico con la contraddittoria I Can, But I Can’t. Ecco poi discorsi che vertono sull’ambiguo con Sometimes, ma non agli stessi livelli di Spirit Plus, che viaggia su temi sostanzialmente new wave. Si chiude con le mescolanze sonore di Estrellas.
Appaiono evidenti alcune scissioni nel pensiero e nella musica di Richard James Simpson, ora sdraiato a mangiare polvere in canzoni sporche e ruvide, ora teso ad abbracciare verità superiori. Il risultato è un disco complesso ma sempre vivo e godibile, con passaggi davvero molto interessanti.