Altro appuntamento con #shortraks: tre recensioni in breve per tre dischi che meritano attenzione. Ecco oggi Monêtre, Erri, Di-Rect.
Monêtre, Monêtre
Esordiscono con un disco omonimo i Monêtre. Dieci tracce dalle caratteristiche indie rock e cantate in inglese, registrate al Tabasco Studio di Nicola Sannino. Si parte da Weirda, che ha un cantato gentile e sottile che fa opposizione a sonorità piuttosto robuste e aggressive ma fluide. Si procede poi con B, più rallentata e intensa con qualche riflesso emo/slowcore e radici nei 90s.
Una chitarra che parte da lontano caratterizza Valerio, capace poi di crescere in modo complessivo. Modi tranquilli per la seguente On a Boat, che lavora sul fondo e poi di nuovo a crescere. In apparenza c’è molta calma in So Done, che però sfugge e cambia ritmo, nonché pelle, in corsa. We were roses si fa invece più fitta e carica di chitarre. Risonanze profonde quelle di Carol, la cui malinconia fluisce brevemente per lasciare spazio poi al drumming robusto di Edna. Con Blinding white si parte da lontano con segnali piccoli e sparsi e con memorie, soprattuto vocali, dei Cranberries. Il finale si tinge di rosso con The Red Balloon, intima e raccolta. Buono l’esordio dei Monêtre, ispirati e convinti, con influssi internazionali (e anche un po’ vintage) molto tangibili ma anche decisamente dotati di personalità.
Erri, Non importa
Si chiama Non importa il secondo disco di Erri (Carlo Natoli ex Gentless3), uscito da qualche tempo per ViceVersa Records. Il disco si apre con una piuttosto nervosa e drammatica Antoine D’Agata va in frantumi, indizio di un lavoro d’impatto e di alto profilo.
La prima delle collaborazioni interessanti del disco si registra con Lessico familiare, titolo ginzburghiano per una canzone che allinea anche gli Od Fulmine: il pezzo è oscuro ma lampeggiante. A proposito di luminosità ecco Luce, un po’ più diretta e semplice all’inizio, ma poi molto intensa e stratificata nel finale.
Stagioni diverse, con i Defolk, si affila e si assottiglia per una canzone che distilla un certo dolore. Un dialogo difficile è al centro di Non c’importa, con voce e chitarra per un congedo breve ma ricco di sofferenza. Particolarmente stratificati i suoni di Splendore Eterno, quasi una gita nello shoegaze. C’è Blindur a collaborare a Ignoto Spazio Profondo, brano che sembra scavare piuttosto che volare. Giri continui di chitarra per Emma Goldman ritorna al Mondo Nuovo, dedicata a una pioniera dell’anarchismo. Si chiude con I Tuoi Anni Migliori (Bologna Violenta reprise), collaborazione con la formazione di Nicola Manzan, che parla del G8 di Genova con l’ausilio degli archi. Erri porta a termine un disco particolarmente interessante e intelligente, ricco di brani convincenti e ben costruiti, che merita attenzione e va ascoltato con cura.
Di-Rect, Nothing To Lose
Due passi fuori d’Italia per oggi. Anzi una biciclettata fino in Olanda per conoscere Nothing To Lose, nuovo ep dei Di-Rect. La partenza dell’ep è subito piuttosto ambiziosa, con una Cry Baby multicolore e piuttosto electro. Non che si voli basso con Devil Don’t Care, che ha una partenza fantascientifica e poi una chitarretta funky incisiva. Momenti di calma ovattata sulle prime con Be Strong, che fa emergere tutto il soul possibile.
Si riprendere a correre con la divertente Nothing To Lose, title track molto rapida e colorata. Un ep molto divertente e talentuoso, biglietto da visita ottimo per i Di-Rect, che meritano l’attenzione già riscontrata soprattutto negli eventi dal vivo.