Il Giappone, gli acari della polvere, il saké, il singolo Mangio (ma ne è già uscito un altro: Katane, che puoi ascoltare qui di fianco). Acaro è un cantautore di nuova generazione, che sta male se non riesce a raccontare le sue storie.
Vorrei saperne qualcosa di più sulla tua storia e sul perché hai deciso di chiamarti “Acaro”
Decisi di chiamarmi Acaro in un periodo strano della mia vita, mi sentivo inadatto a tutto, tanto da lasciare la musica. Per me è vitale scrivere, tanto quanto mangiare e fare l’amore, per questo aprii una pagina Facebook per raccogliere i miei pensieri di quello strano periodo, “Acaro” era il nome con cui mi firmavo, non volevo che si ricollegassero a me, erano troppo intimi e io non ero pronto a espormi.
Scelsi la parola Acaro in rappresentanza di tutte le mie debolezze, da piccolo facevo avanti e indietro dagli ospedali per le crisi d’asma causate dalla mia allergia all’acaro della polvere. Il tempo passava, e sentivo quel nome sempre più mio, le debolezze sempre più affascinanti ed efficaci, fino a decidere di volerle cantare con la mia voce e con il mio nuovo nome.
A quanto ho capito è stato fondamentale per te un viaggio in Giappone: che cosa hai trovato lì di fondamentale per dare inizio alla tua carriera?
Volevo chiudere con il capitolo della mia vita di cui ho parlato prima, decisi di partire in solitaria. Scelsi il Giappone per una serie prodotta da Netflix, Midnight Dinner (Tokyo Stories), volevo rivivere l’atmosfera che la serie creava.
In Giappone ho trovai la grazia che rende arte ogni piccolo gesto, quel viaggio mi diede la conferma di poter esprimere la mia arte senza fare a spallate con qualcuno, senza dover fingere di essere chi non sono.
Come nasce il tuo primo singolo “Mangio”?
Scrissi “Mangio” subito dopo essere tornato dal Giappone, mi tormentava il ricordo di una notte in particolare, quel giorno mi svegliai molto presto, il jet lag si faceva ancora sentire, girai la città senza sosta, estasiato dai suoni e colori, e dalla scoperta del sakè, che va bevuto freddo, e che sembra di non berlo, finché perdi la cognizione del tempo e dello spazio.
Insomma, alle 9 di sera ero già in ostello, nel mio letto/capsula, esausto e completamente sbronzo. Fui pervaso dal malessere, come se il mio corpo riconoscesse quell’escalation di emozioni come un corpo estraneo.
Ed ecco che a 9000 km di distanza trovai casa nelle sensazioni più cupe.
So che hai già un altro paio di singoli in arrivo. Che cos’altro dobbiamo aspettarci prossimamente da Acaro?
Tante canzoni, mi sono successe parecchie cose in questo periodo, se non le raccontassi andrebbero sprecate. Finalmente tornerò a esibirmi live, dopo parecchio tempo, e magari, perché no, non solo musica.