Uscirà il 28 luglio Arise, il terzo lavoro della carriera degli InterStatic: il trio jazz-rock che vede Roy Powell all’organo hammond, Jacob Young alle chitarre e Jarle Vespestad alla batteria pubblica il nuovo disco, due anni dopo InterStatic.
Il trio si muove con eleganza tra i generi: ci sono brani di chiara matrice jazz ma anche suoni rock, blues, psichedelici, qualche puntata nel progressive.
Il disco si apre con Doozy Mugwump Blues, che su una base, appunto, di blues piuttosto morbido, innesta le prime dardeggianti schitarrate di Young.
Caerbannog, il cui titolo è una citazione dai Monty Python, coltiva un flusso più potente e omogeneo, qui e là confinante con il prog, specialmente nei percorsi non ortodossi delle tastiere di Powell.
C’è poi Alpha Dog, due passi in un jazz più tradizionale, esaltato dal lavoro intensissimo della batteria. Iwato si muove in modo più sotterraneo, con le tastiere che strisciano insinuanti sotto la chitarra.
Frank’ll fix it è dedicata a Frank Zappa e propone suoni piuttosto aspri e un sorgere di batteria, come sempre impegnata in un dialogo fitto con la chitarra elettrica, ora concitata ora ieratica.
Segue In the beginning, lenta e solenne, a cui succede da Alexa, in cui l’hammond di Powell si apre spazi più vasti fin dall’inizio. Ma è poi di nuovo la chitarra a rubare il centro della scena, con evoluzioni immaginifiche.
Wonderfall si avventura in sonorità più palesemente jazz, con un mood più vellutato rispetto al resto del disco e un’atmosfera più vicina a quella dei club tradizionali.
Si chiude con la ripresa dei temi d’apertura di Doozy, che si immerge in suoni e rumori quasi pinkfloyidiani.
Arise risuona in modo molto vario nella testa, percorre territori molto differenti e mette in evidenza la grande maestria dei tre musicisti.
La palette di colori utilizzata dal trio è piuttosto vasta, e in realtà definirli “jazz” può risultare perfino riduttivo. Di sicuro le nove tracce dell’album tengono viva la tensione e l’interesse per tutto il tracciato.