Si chiama Canzoni d’emergenza il secondo lavoro ufficiale del cantautore romano Roberto Scippa, che esce con marchio Astral Records e distribuzione Master Music.
Le undici canzoni del disco si inscrivono nel filone d’autore contemporaneo, non digiuno di pop e rock internazionale, con una certa varietà di stili.
Fatto per apre il disco con una certa dose di ironia. I fiati e un atteggiamento blues caratterizzano i tre minuti della canzone d’apertura.
Segue Canzone d’emergenza, tra giri acustici e citazioni, sempre con un tono piuttosto scanzonato. Più morbidi i toni e gli sciabordii di Un naufrago, che passa alla narrazione aiutata dalla slide e da un drumming jazzato.
Si va sull’interlocutorio anche con il ritmo sincopato de Il castello di carte, che parla di crolli, mentre la direzione di Piccole rivolte quotidiane è ascendente, con un sapore di pop piuttosto british.
L’isola apre in acustico temperato, di nuovo su temi marinari, con panorami musicali allargati. Il bacio invece, a dispetto del titolo romantico, è una dichiarazione d’amore piuttosto percussiva.
Si corre abbastanza con L’ingranaggio, ancora immersa in sapori british. Si ricerca l’intensità invece in Sporcarsi le mani, tutta giocata su un giro acustico che piano piano sia allarga, fino a ottenere una ballata da pieni anni Sessanta, stile Nomadi degli esordi o giù di lì.
Si torna a correre con Vivo, appassionata e rock, mentre si chiude con una ballata dalle caratteristiche classiche, Strani giorni.
Il disco cresce di traccia in traccia, come se il meglio fosse stato tenuto per la seconda parte dell’album. Piace di più la parte di Canzoni d’emergenza che lascia le briglie sciolte e non si riduce a cliché. Per fortuna è la parte prevalente.