Secondo album per i Thomas: la band di Massimiliano Zaccone presenta Fin, una vasta operazione di disorientamento musicale mascherata da album.
La band, con origini a inizio 2000 ma anche con una vasta esperienza dal vivo, propone il seguito di Mr Thomas’s Travelogue Fantastic, uscito qualche anno fa con largo plauso della critica.
Thomas traccia per traccia
Universe is me apre le danze, letteralmente: il ritmo e le sonorità non stonerebbero in un disco, non si dice dei Chemical Brothers, ma degli Stone Roses sì.
Il pezzo è molto ricco e vibrante, le tastiere fanno riferimento anche a epoche precedenti, tipo pischedelia e progressive, senza lasciarsi però catturare troppo da nessuna suggestione.
A proposito di epoche precedenti: con Lowland Boletus si precipita nel funky, leggermente elettronificato, e virato a parossismo sul finale.
E poi, ecco una bella arpa: del resto come aprire meglio un pezzo che si chiama Masturbation? Qui gli echi sono vicini al soul-funk della blaxploitation, ma la struttura e l’argomento del brano non possono che far pensare a Frank Zappa. Drumming e chitarre elettriche dosate nel modo migliore affrescano la stanza a colori vivissimi.
Tether rimane su colori black, ma con i toni della ballata dai gesti ampi. Pianoforte e modi da locale jazz, in un pezzo un po’ alla Joe Jackson, che comunque non si fa mancare la chitarra.
Poi c’è Miracolo italiano, due parole che evocano periodi tristissimi (tipo questo) ma che i Thomas ci fanno percorrere a bordo di carovane del deserto e di fiati strombazzanti, salvo chiudere il discorso come avrebbero fatto i Van der Graaf Generator.
A New Ending torna al cantato, con i modi del cantautore stavolta, pur accompagnato dal coro e dagli archi, e dalla solita coda strumentale prolungata.
U Turn Me Up si impegna per farci credere di essere improvvisamente capitati in un disco jazz o almeno math-rock, ma dura poco: è tempo di incappare nelle atmosfere gitaneggianti di Nine O’Clock.
C’è tempo anche per un lentone acustico e appassionato con April Fool, con testo di Andrea Canobbio della TomTonBand, o anche per seguire le strane traiettorie di The Fastest Singer in the World. Si chiude con When Mr. Thomas Met Santhe, impegnata in un decollo verso spazi siderali e psichedelici.
Facciamo un esercizio: proviamo ad ascoltare questo disco e a non rimanerne sorpresi. Veramente dura. Perché i Thomas toccano tutte le corde giuste, costruiscono, aggrediscono, smontano, a volte sembrano i Supertramp in acido, a volte sembrano i Charlatans ma senza acido, a volte sembrano i Thomas, e i Thomas sembrano una gran bella cosa.