Un disco che è anche un omaggio, anzi dieci: Filippo Andreani ha pubblicato La prima volta (qui la recensione), facendo scorrere sotto la propria lente d’ingrandimento personaggi come Gigi Meroni o Adelmo Cervi, cui dedica brani ricchi di sentimento. Lo abbiamo intervistato.

Ho letto che lo spunto per questo disco nasce dalla lettura de “Il coraggio del pettirosso” di Maurizio Maggiani”:mi spieghi come ti ha influenzato e ispirato?

Un romanzo bellissimo, ma la verità è che mi sarebbe bastato anche il titolo! Ho capito, leggendo, quello che mi mancava: la sfrontatezza del pettirosso, il suo gusto intenso per la libertà, la sua naturale determinazione. Grazie a queste cose sono riuscito ad essere, prima di tutto, sincero. E combattivo: questo disco l’ho voluto intensamente.

Hai scelto di parlare di una serie di personaggi che, per indole o per sorte, sono spesso rimasti un po’ “laterali” rispetto al corso “ufficiale” della storia: hai dovuto fare una selezione oppure sei riuscito a includere tutti i personaggi che ti eri riproposto?

Li ho “incontrati” uno a uno e per ciascuno ho scritto una canzone. Nella mia testa non ci sono “selezioni all’ingresso”! Ne avrei certamente “incontrati” altri ma, arrivato a dieci canzoni, ho posato la penna. Dieci è il numero perfetto; almeno da quando lo ha indossato Diego Armando.

Vorrei sapere come nasce “Canzone per Delmo” e come hai coinvolto Marino Severini dei Gang

Adelmo mi ha ispirato tenerezza sin dalla prima volta che l’ho visto. Ha negli occhi una luce quasi triste, come figlia di un abbandono recente. In verità il suo papà gliel’hanno portato via che lui aveva quattro mesi e oggi ha più di settant’anni.

Non l’ha mai accettata per intero questa vita a metà. Ho voluto prendere in prestito la voce di Aldo per coccolarmelo un pochino, il mio amico Adelmo. È stato molto contento di questa canzone.

Ho invitato Marino perché questo pezzo è quasi figlio di quel capolavoro che è “La pianura dei sette fratelli” dei Gang. Quasi ne discende: Marino e Sandro parlano di cio’ che venne “prima”, io di cio’ che successe “dopo”.

Loro di sette vite che finiscono e di Aldo che “non è mai morto”; io di una vita che continua – quella di Adelmo – e di Aldo che la custodisce.

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