Secondo disco per i Freddocane, trio della provincia bergamasca che torna con un disco non pulito, non rifinito, non raffinato, ma anzi piuttosto crudo, Freddocane2.
Dodici tracce non prive di sorprese, che pescano dal rock come dal blues, con sonorità spesso aspre. E con due cover che non ci si aspetterebbe. Ma andiamo per ordine.
Giochi di parole e aggressività sparsa in Fa ch’entri, che apre il disco con una certa quantità di movimento. No Stop Mode ha ritmi più misurati e bassi che risuonano profondi in un pezzo dalle sonorità molto ricche.
Senza respiro ha ritmi accelerati e un cantato ora aggressivo ora meditato, con un testo molto intenso. Ritmi alti all’interno di Te ne pentirai, in cui il rancore prende la forma di schitarrate molto tirate.
Si costruisce a partire dal blues Ti faccio a pezzi, che però si accende strada facendo. Porno Dopo, il cui titolo si riferisce principalmente ai dialoghi nell’introduzione del brano, è in sostanza uno strumentale rock-blues di buona fattura.
Lei lo sente ha un’apertura aggressiva, poi il brano diventa più plastico, ma senza rinunciare all’assalto frontale. Più tranquilla e oscura Fantasmagoria, che organizza il testo su opposizioni, e che a livello sonoro fa registrare una crescita graduale.
N9VU è un rapido intermezzo strumentale vagamente industrial, che introduce a una davvero curiosa versione di Across The Universe in parte privata della dolcezza originaria e cantata con voce cavernosa che avrebbe sorpreso Lennon e compagni.
Retrokiller porta in evidenza un blues acustico ben suonato e molto pungente. E si chiude con un’altra cover improbabile: quella di Everybody Hurts, cioè dei R.E.M. di Automatic for the People (probabilmente i migliori) riprodotta con echi ed effetti ma, per una volta, senza saltare alla gola dell’ascoltatore.
Ci sono buone qualità nel disco dei Freddocane, tra le quali una cura dei testi di buon livello e la capacità di proporre un sound che riesce a essere vario pur senza uscire dal recinto del rock.