La recensione: “Proximi Luces”, Peregrines

Uscirà il 20 marzo 2014 “Proximi Luces”, l’esordio dei Peregrines. La band è “giovane”, nel senso che si è formata nel 2012, ed è stata piuttosto rapida nell’arrivare al primo disco: già a ottobre 2013 erano all’SC Studio a registrare le tracce di questo lavoro.

Ma ascoltando il disco non si ha l’impressione di un lavoro fatto in fretta. Anzi si direbbe che i cinque (Sean, Daniele Elia, Federico Casarin, Gabriele Rezzonico, Alessio Turconi) si siano presi, anche all’interno dei singoli pezzi, tutto il tempo e tutto il fiato che ritenevano necessario.

Si parte con “Watersprings”, un pezzo strumentale, giusto per mettere in chiaro che si fa sul serio, su un terreno che si può definire post-rock, art-rock, barocco o come più aggrada, tanto le etichette dopo un po’ si staccano.

“Sun Will Rise” è un pezzo che supera i 7 minuti, che si muove su terreni folk utilizzando i cori, il violino e mantenendo la chitarra in sottofondo. Il pezzo è morbido e gode di una grazia complessiva che nell’album non viene mai a mancare.

Morbido ma ritmato, “The Boat & The Waves” mantiene un vestito acustico, benché qualcosa di elettrico si muova sempre. “Mary Celeste” è sommessa, con l’arpeggio di chitarra che calcola il ritmo; ma dopo l’intro tranquilla, si anima e diventa più aggressiva, in modo inaspettato.

Little Dancer” è una ballata folk con atmosfera quasi da festa di paese, animata come sempre dal violino. Si entra nel notturno con “Owl & Spirits” (ma perché tutte queste & commerciali?).

La canzone più lunga del disco è la doppia “The Wood/Superstition“, con ritmi differenti e svariati cambi d’abito nel percorso: una sorta di piccola suite che mostra molte delle facce della band.

“Proximi Luces”, che dà il titolo al disco, è la più mossa, quasi pop. Anche qui ci sono armonie d’archi, ma il ritmo è marcato e la batteria è protagonista. Si chiude con “Moon phase“: veloce e aggressiva, condivide l’umore con la precedente, con un violino veloce e insistente, quasi a duellare con la batteria.

Qualche imperfezione e qualche ingenuità ci ricorda che è pur sempre un esordio: per esempio qui e là c’è l’impressione che qualche assolo o qualche sonorità sia stata inserita per dare a ogni membro della band il proprio spazio. Con il tempo, la somma delle individualità diventerà più squadra. Per il momento comunque il risultato è di ottimo livello.

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