Amore e soldi è il nuovo album dei Lapingra, in uscita per Bassa Fedeltà / Artist First. Anticipato dai singoli Devo Dirty di Luca, Porco Mondo (entrato nella playlist Scuola Indie di Spotifye nella vetrina web Just Discovered di MTV New Generation) e San Calisto, il disco segna un deciso cambio di rotta verso una dimensione più cantautorale, accompagnata da contaminazioni ispirate alle sonorità anglosassoni degli anni Ottanta.
Amore e Soldi è stato scritto in un anno, il 2018. Il titolo non lascia spazio a molti dubbi: si parla d’amore, che non c’è quasi mai e di soldi, pochi anche quelli. Sono loro i grandi assenti di una maratona esistenziale piena di volti, canzoni, notti consumate a metà. È durante questa corsa contro il tempo che i Lapingracantano la voglia di tornare ai luoghi conosciuti, all’adolescenza, alla trasgressione.
I rapporti tra persone sono visti come un link provvisorio che non dura mai abbastanza e che, nemmeno a dirlo, crea dipendenza, soprattutto quando brucia in fretta. I mesi che sembrano giorni, i giorni che sembrano secondi: sensazioni che si avvertono dall’estremità fino al centro del disco. Spazio poi all’amore, “quello incondizionato, che non ti aspetti eppure è proprio lì, come le arance rosse ai lati del traffico della Tiburtina. È l’amore che sa di non poter essere ricambiato eppure guarda sé stesso, ne gode. E va bene così.” (Lapingra)
Lapingra traccia per traccia
Violenza, forse non solo metaforica, e dolcezza si scontrano in Porco mondo, brano d’apertura e di sofferenze pop per il disco.
Si va di synth con Amazon: i suoni sono ancora piuttosto soft ma si sale abbastanza di colpi, e per colpi si intendono quelli della drum machine (con mezza citazione di De Gregori).
1993 ha un beat corposo e racconta di sessioni universitarie e preservativi in tasca, e sempre di Campari e sigarette, in un’aura sintetica quasi gioiosa (ma è solo un’impressione).
I ritmi sono sempre netti e puliti, come conferma anche Riccardo non mi parla più, un po’ più malinconica anche nei suoni (i testi sono sempre un po’ in down).
San Calisto, già presentata come singolo, ha un’intro di cattivo umore, e un’evoluzione piuttosto oscura, tra ricerche senza effetto e mercoledì di cenere.
Il senso di chiusure definitive si trasferisce alla seguente L’ultima cena: non è proprio Da Vinci, piuttosto cose che cadono dal cuore e sentimenti in crollo.
Idee dance e rimpianti sono al centro di Sabato, decisa figlia degli 80s, con momenti più pensosi e accelerazioni.
Devo dirty di Luca apre di organo e poi saetta via secondo i percorsi del synth pop più rapido, con un po’ di elettricità distribuita qui e là.
Cambio deciso di vocalità con Male: si passa al maschile e subito sembra di essere saltati a un disco dei Baustelle. Il pezzo è rallentato e molto più sfumato degli altri.
Un arpeggio blues apre Ciao come ti chiami, che si stringe all’osso, solo chitarra e voce, per guadagnarci in intensità.
Contrasti fra luce e ombra, suoni sintetici e scintillanti e qualche riferimento anche al cantautorato classico: Lapingra si inserisce perfettamente nel trend itpop, così attento a quello che succede dentro e adesso.
Il risultato è un disco pop particolarmente fresco e liscio, con canzoni che spesso corrono in fretta ma non senza lasciare qualche segno, anche in profondità.