Lazzaro, “E’ ora di andare”: recensione e streaming

È ora di andare è l’album d’esordio di Lazzaro. Cantante, pianista e autore, accumula negli anni un’importante esperienza live grazie alle esibizioni nei club di tutta Italia con aperture ad artisti italiani e internazionali, tra cui il concerto come opening act dell’unica data italiana di Eagle-Eye Cherry lo scorso febbraio a Milano.

Lazzaro, nome d’arte di Leonardo Angelicchio, debutta ora come solista con È ora di andare, un esordio maturo e consapevole. Prodotto dall’arrangiatore e sound designer Taketo Gohara, È ora di andare è una raccolta di diapositive che raccontano una vita fatta di slanci e fragilità, tra parole sprezzanti urlate al vento e intime confessioni personali in cui il cantautore si mette a nudo senza provare a nascondersi.

Nove tracce che prendono tanto dal rock-blues quanto dalla tradizione cantautoriale italiana per restituire all’ascoltatore degli arrangiamenti sempre coinvolgenti e trascinanti, in grado di mettere in risalto i testi e le storie che raccontano.

Lazzaro traccia per traccia

Partenza corale e cinematografica per il disco: Ancora un po’ di te è una canzone ricca di abbracci, con la voce che si alza ma per celebrare e non. per arrabbiarsi. Sensazioni soul fanno da trama sulla quale il brano si distende.

Le conseguenze dell’amore si trascinano con un senso di decadenza in Senza sapore, che ripete schemi corali e orchestrali già ascoltati nel primo brano.

Pierrot e un Pagliaccio ha un’attitudine leggermente più (auto)ironica ma non rinuncia a sonorità sempre enfatiche e molto piene. Pianoforte e un po’ di autocompatimento per una piuttosto intima Maledetto me, che comunque dopo un po’ alza ancora la voce.

Molto old style, quasi anni Sessanta, il tono che acquista fin da subito Resta qua. Si parte piano e poi ci si allarga con Avvicinarsi alla fine, altro brano urlato e corale.

E non rispondermi così offre un altro taglio malinconico e di cattivo umore declinata in senso molto melodico e struggente. Cita Ligabue Noi, che aggiunge un po’ di sax a un nuovo brano corale e ruggente. Il disco si chiude con Quando ritorno a casa, che si solleva un po’ per volta, accompagnata dagli archi.

Indubbio talento per Lazzaro, ma forse non sarebbe stato male provare a cambiare più spesso spartito e struttura delle canzoni, in un esordio comunque positivo.

Genere musicale: rock-blues, soul

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