Con una fantasia con pochi limiti e una creatività notevole, Le Capre a Sonagli sono già tra i nomi di culto, benché non proprio e sempre ortodossi, della musica indipendente italiana. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con loro a proposito dell’ultima uscita, Il fauno (qui la recensione).

Quali sono le idee di base con cui vi siete messi al lavoro per “Il Fauno”?

Basi solide. Nella nostra mente vivevano alcune certezze, scelte che negli anni hanno preso forma e concretezza, su queste scelte abbiamo costruito la struttura dell’album.

Non stiamo parlando di poesia o di sensazioni astratte ma di scelte concrete, come per esempio (solo per citarne alcune) la scelta di un mix piuttosto chiuso, di una batteria distorta, la preponderante presenza di una chitarra classica o di una lunghezza media dei brani piuttosto corta…

Parliamo appunto di questo: avete mantenuto tutti i brani molto brevi: perché?

E’ stata una scelta ben precisa. Abbiamo preso in considerazione un campione eterogeneo di ascoltatori, per genere, età ed estrazione sociale, ai quali abbiamo sottoposto diversi brani da noi composti.

Ci siamo accorti che l’ascoltatore medio rimane concentrato per circa 15 secondi. Dunque siamo arrivati alla conclusione che le canzoni da 6 minuti sono di 4 minuti troppo lunghe.

Come nasce l’idea delle video-suite?

La costruzione dei brani avviene quasi sempre attraverso il disegno di un immaginario ben preciso, con colori, suoni, odori e immagini. Nella fase creativa diamo forma a un mondo immaginato, attraverso la musica le immagini si animano e creano la storia.

Il video album è la forma concreta con la quale possiamo comunicare ciò che è sempre stato. Il video rimane comunque da corollario al disco perché ciò che possiamo comunicare con la musica è nettamente superiore a quello che possiamo dire con un video.

Mi piacerebbe sapere come nasce “Bobby Solo”

Abbiamo un vicino di casa, o meglio di saletta, che tutte le mattine spara dallo stereo della sua macchina canzoni di urlatori italiani. Il vicino, essendo piuttosto lontano dall’essere una persona civile (leghista), è chiuso in una sfera raggiante d’ignoranza che non permette alcuna interferenza ne comunicazione.

Giorno dopo giorno le nostre orecchie vergini sono state contaminate dal seme della canzone leggera italiana degli anni Sessanta. Oggi siamo grati a quel simpatico razzista del cavrì.