Si chiama Memorie dal futuro il nuovo disco dei Leda, band che nasce dall’incontro dei musicisti Enrico Vitali, Serena Abrami, Fabrizio Baioni e Mirko Fermani, da anni attivi nei rispettivi progetti nel panorama della musica italiana underground e cantautorale. La loro estetica ha nel DNA l’ overdrive, la wave, il trip rock e l’alternative rock, nel contrasto emotivo tra il velluto del timbro vocale e l’abrasività dei suoni.
I testi sono frutto della collaborazione con lo scrittore Francesco Ferracuti, quinto elemento del gruppo, con cui prendono vita storie e riflessioni in italiano. Il lavoro è stato registrato presso l’ Indipendente Recording Studio di Matelica e seguito dal fonico Nicola Giorgetti.
Leda traccia per traccia
C’è qualcosa dell’essenzialità estetica dei CSI nel testo di Ho continuato, che apre il disco. Tuttavia le sonorità sono rumorose, elettriche e alternative in stili più legati alla new wave.
Si oscilla con Distanze, che introduce un po’ di malinconia nello sguardo e un certo fascino vintage che si nasconde dietro il giro armonico.
Molto 90s le sonorità di Pulviscolo, cupa e piuttosto oscura, con qualche riflesso post grunge.
Un drumming profondo contrassegna Nuovi simboli, che però suona anche più aperta e quasi sfrontata.
Arriva da lontano la voce di Nembutal, anch’essa ammantata di influenze anni Novanta e di echi evocativi. Poi si svisa comodi nella psichedelia.
“L’amore sono io che canto i miei pensieri”: Tu esisti è il pezzo centrale, per ordine, del disco, ed è anche uno dei più sintetici e vibranti.
Minacciosa ed elettrica Assedio, che è fra le più rumorose, benché Serena Abrami non abbia bisogno di alzare in modo esagerato la voce.
Racconti di fuga e di abbandono in Deriva, che torna a modi leggermente più soffici, pur mostrando qualche spigolo qui e là.
Icaro vola su un brano pregno di malinconie, con il basso che trova traiettorie non lineari.
Problemi di comunicazione all’interno di Solchi, che cercano una soluzione attraverso un rock rumoroso e ruvido.
Si chiude con Il Sentiero, che prevede la presenza di Marino Severini, per un brano particolarmente spirituale e concentrato.
Quanto ai suoni, il disco dei Leda è un salto nel passato, perché sembra trarre origine soprattutto dalle sonorità di un ventennio fa. Ma nel complesso non c’è nostalgia, semmai un uso corretto di strumenti e suoni spesso abrasivi e suggestivi. Il risultato è un album con radici ben piantate e ricco di spunti.
Genere: rock alternativo
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