Nati agli albori del terzo millennio, i Neodea propongono un rock dalla forte matrice americana, contrastata dal cantato in italiano. Durante i quindici anni di attività hanno avuto la possibilità di portare la loro musica non solo nel nostro Paese ma anche negli Stati Uniti. L’ultimo lavoro della band si intitola Libero arbitrio.

Come nascono i Neodea?

E’ la classica storia di qualunque band underground: quattro ragazzi, una passione sfrenata per la musica, voglia di divertirsi e la necessità di “farsi sentire”.

Probabilmente niente di particolare o stravagante da raccontare in un film, ma di sicuro il miglior inizio di una storia che dura ormai da quasi quindici anni.

Mi vuoi raccontare le premesse e le lavorazioni di “Libero arbitrio”, il vostro ultimo album?

Terminato il tour negli Stati Uniti e dopo la pubblicazione di Paralleli e del singolo Diretta Tv, improvvisamente Emiliano (vecchio batterista) ha deciso di abbandonare la band. Ci siamo ritrovati Chicco, Igor e io a guardarci in faccia per cercare di capire cosa poter fare e come farlo.

Così, un paio di mesi dopo, in circostanze sufficientemente fortuite, abbiamo avuto modo di parlare con Pietro Foresti e notando una bella sintonia, abbiamo deciso di affidarci a lui per la produzione artistica di quello che fino a quel momento era solo un agglomerato di idee senza una forma.

L’ingresso di Francesco nella band, pochi mesi dopo, è stata poi la chiave di volta.

La prima stesura dei brani è avvenuta abbastanza in fretta, nonostante il metodo di lavoro utilizzato da Pietro abbia rivoluzionato non poco il nostro modo di scrivere musica. Da lì in poi la ricerca di uno stile giusto per quello che stavamo creando.

Il percorso non è stato facile né veloce e, soprattutto, mai esente da scontri e tensioni… Però posso dire che il primo ascoto dei brani  finalmente”chiusi”, è stato a dir poco emozionante

Come nasce Menate?

Menate è nata a seguito di una mia serata un pò sopra le righe… Mi sono rirovato a fissare una mosca e a chiedermi quanto fosse simile a me…

Così mi sono messo a scrivere i versi del testo con in testa una melodia che mi stava martellando (almeno credo che la melodia fosse simile a quella registrata… quella notte ero veramente sfatto… ahahah)

La matrice del vostro rock è chiaramente internazionale. Ma mi puoi fare qualche nome di band di rock italiana che ti piace particolarmente?

Amo tante rock band italiane… sono creciuto con nelle orecchie i Movida, i Karma, i Ritmo Tribale e tutta la scena rock degli anni ’90. Tra le realtà attuali adoro Il teatro degli orrori, i BSBE, i Ministri e i Sick Tamburo… ma a essere sincero c’è tanto fermento rock che si muove nel sottosuolo, che potrei stare a elencare band per giorni.

Mi sembra che l’impatto del vostro tipo di musica sia di quel tipo che si avverte anche di più dal vivo. Come sono i vostri concerti e dove possiamo ammirarvi prossimamente?

Sì, il live è la parte in cui ci esprimiamo meglio, soprattutto per il contatto con la gente.

Porprio per questo motivo tendiamo a coinvolgere il pubblico, e a farlo sentire con noi, piuttosto che in un posto a vedere noi. Abbiamo da poco fatto il il release party del disco, ed è stato fantastico!

Ora inizieremo a girare per l’Italia. Le città per ora confermate tra aprile e agosto sono Milano, Roma, Genova, Carpi, Verona, Brescia.

Tra pochi giorni pubblicheremo, su social e sito internet www.neodea.it, un calendario ufficiale con tutte le date ed i locali che ci ospiteranno.

Neodea traccia per traccia

Il primo brano del disco è Hofmann, un rock robusto e con larghi spazi per influenze anni Novanta.

Si procede poi con A piedi nudi, altro pezzo piuttosto rovente e con un drumming molto vivido.

Chitarre a tutto spiano in Polvere, che sembra figlia del metal anni ’80 e che basa tutto il proprio impatto sulla forza della negazione.

Un po’ più dialettica Menate, animata comunque da una forza vibrante che nasce dalle viscere della canzone.

Solitudini urbane abbassa un po’ i toni ma soltanto per far emergere meglio tutte le lame nascoste nel testo.

Si procede poi con Libero arbitrio, la title track, altro pezzo rumoroso, con un drumming molto potente.

Gabbia parte dal connubio batteria-chitarra per costruire un brano oscuro e magmatico.

Plastica e piuttosto furibonda, ecco Ratti, titolo che può far pensare ai Pearl Jam, ma sonorità che sembrano più vicine alle sensazioni del nu metal.

Discorsi misteriosi si intraprendono all’inizio di Houdini, che però esplode in fretta e con aggressività. Si chiude con una piuttosto sofferta Tramonto.

Disco robusto e coerente per i Neodea, che mettono in fila dieci canzoni piuttosto arrabbiate e molto elettriche per un impatto complessivo di ottimo livello.

Genere: alternative rock

Se ti piacciono i Neodea assaggia anche: Il Corpo Docenti

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