Molta esperienza e una presenza stabile sulla scena romana: Les_Idealisti si ripropongono al pubblico con #NOISE, ultimo album dal quale hanno tratto Come l’aria che respiro, il nuovo singolo. Accompagnato da un video girato appena prima della quarantena… Sotto al clip la nostra intervista.
Cominciamo da una presentazione: come raccontereste Les_Idealisti a chi ancora non li conosce?
FRANCESCO TOMAIUOLO: Les_Idealisti è una band attiva da quasi 10 anni sulla scena della musica indipendente romana, che mescola stili e sonorità diverse attingendo dal bagaglio personale dei singoli componenti della band: quattro musicisti che hanno iniziato ad occupare stabilmente box e scantinati con volumi ben oltre le soglie di guardia fin dall’adolescenza…
Oggi siamo ben avviati a diventare testimonial di protesi acustiche, ma questa è un’altra storia! Il nostro sound è un melting pot di rock, musica cantautorale e incursioni di vario genere, dal folk alla dance music… In ogni brano cerchiamo di far emergere il nostro mondo e le nostre esperienze, lavorando sia sulla composizione musicale sia sulla ricerca dei testi che, come per la musica, spaziano molto in quanto a temi e modalità espressive.
La nostra musica parla d’amore, di sogni, di ricordi, di prospettive sul mondo che ci circonda, senza però voler dare giudizi, ma solo offrire una visione – la nostra – e magari far riflettere, o a volte sorridere.
Come l’aria che respiro è la vostra nuova canzone. Come nasce e perché l’avete scelta come singolo?
ANTONIO GRANATIERO: come l’aria che respiro nasce di getto, in piena notte, affacciato a una finestra al primo piano di una strada molto trafficata. Una finestra sul mondo era. Non sapevo bene dove volessi andare a parare, scrissi di getto il testo, sentendo il bisogno di mettere dei confini tra quello che ero e quello che sarei voluto diventare, liberandomi in qualche modo di quel peso che sentivo.
Il brano esprime molto bene quella sensazione di vuoto e di necessità di cambiare che avvertivo quella sera e la musica, anche se arrivata dopo, accarezza le parole e come in un walzer copie con disinvoltura gli stessi movimenti in perfetta sintonia.
Abbiamo scelto questa canzone come secondo singolo senza un motivo preciso e senza attenerci alle regole del marketing: amiamo questa canzone perché è vera e per niente scontata. Non ammicca, non fa come fanno oggi i singoli, questa canzone ti da un cazzotto allo stomaco e ti dice semplicemente “stacci”. Nel bene o nel male è un breviario di autenticità. L’autenticità ci salverà.
Mi raccontate anche qualcosa del video?
ANTONIO CASTIGLIEGO L’idea del video è venuta ad Antonio (Granatiero), che voleva trasmettere delle sensazioni più che raccontare una storia. Le immagini dovevano evocare rimpianto, amarezza e nostalgia e tutto questo doveva essere compresso in un luogo angusto…
Ecco perché la scelta di girare tutto il video all’interno di un’automobile che viaggia di notte per le strade semi deserte di Roma. Stavamo valutando di girarlo a notte fonda per avere le strade semi-deserte e invece ci siamo ritrovati a saltare una sessione di prove con l’allerta già scattata per i luoghi chiusi e affollati, ritrovandoci a girare probabilmente l’ultimo video prima del lockdown.
Sono sempre stato un appassionato di cinema e in passato ho lavorato sul set, quindi ci è sembrato naturale che la realizzazione del video fosse affidata a me. Ma come tutti i set che si rispettino anche il nostro ha un dramma dietro le quinte che deve essere raccontato: durante le riprese ho sofferto come non mai nella mia vita, perché guardare nel mirino della telecamera mentre Granatiero guida malissimo la sua auto ha scatenato in me un malessere “viscerale”.
Paradossalmente la “cinetosi” ha colpito il “cineasta” per quasi un giorno e mezzo (le sbronze più brutte della mia vita le ho superate in molto meno tempo). Ma il risultato alla fine lo abbiamo ottenuto. Il video è sicuramente un prodotto semplice, che ha come solo scopo quello di reggere e accompagnare il vero protagonista, il brano musicale, senza soffocarlo… o meglio, senza toglierli “l’aria che respira”
Avete pubblicato di recente anche il disco #NOISE: ci raccontate qualcosa di questo lavoro?
ANTONIO GRANATIERO: #NOISE è un album per chiudere i conti con il passato. Queste 9 tracce ballavano nella mia testa da non so più quanto tempo e producevano lo stesso rumore che fa un televisore rotto. Quel rumore lo sentivo ogni giorno e c’era bisogno di liberarsi, di lasciar andare via questi figli ormai maturi, queste canzoni del passato, questo rumore quotidiano. Da qui #NOISE.
Quest’album è un racconto minuzioso degli ultimi 10 anni, è ricco di sonorità diverse e di istinti musicali. È un disco a cavallo tra il rock, il reggae, il funk, il progressive…e ci sono anche interferenze gospel. Insomma, ci abbiamo messo dentro tutto quello che volevamo, senza freni. A pensarci bene molto meglio un disco “esplorativo” come questo che sorbirsi lo stesso beat per 40 minuti di fila… Un po’ come si fanno i dischi oggi.
Che cosa avete in programma di fare come prossimi passi?
FABIO CALTAGIRONE: Intanto sarebbe già un successo uscire di casa e vederci per suonare insieme. Anche perché i decibel sprigionati dall’ampli di Antonio, ne sono certo, sterilizzano tutto in un raggio di 100 metri. Quando ciò sarà possibile, visto che di live non se ne parlerà ancora per un po’, cominceremo a lavorare al prossimo album, che è già a buon punto. E chissà che non riusciamo a uscire in corrispondenza con il ritorno ai concerti…