Il primo album de L’Etiope si intitola Tutti i successi. Il nome del disco gioca sul doppio significato della parola “successi”, intesi sia come vissuti personali, esperienze di vita, sia come hit, “successi” tutti raccolti in un album d’esordio dopo anni in base al consenso ottenuto.
L’Etiope è un progetto artistico-musicale nato nel 2015 nella periferia di Milano. Il nome della band è un tributo a una famosa scena del film Ecce Bombo di Nanni Moretti, in cui “l’Etiope” è qualcuno delle idee precise ma vane, che ha inutilmente ragione, qualcuno con cui “fare finta” per nascondere le proprie frustrazioni.
Da una fase di ricerca intima di una propria identità, con richiami a sonorità del passato uniti a ricerca sulle linee vocali e grande attenzione ai testi nasce Tutti i successi, album d’esordio della band milanese. Il disco racchiude i primi due anni di lavori della band, dieci canzoni che attraversano le diverse fasi compositive del gruppo, andando a creare un’opera eclettica capace di spaziare da sonorità indie-rock fino ad arrivare a ballate in lingua sarda, passando per il cantautorato e lo swing anni ’50.
L’Etiope è: Andrea Cocco, voce, chitarra, piano; Guido Tosi, tastiere, chitarra, voce; Alex Roggero, basso elettrico; Gianluca Tosi, batteria, percussioni.
L’Etiope traccia per traccia
Prosopopea apre il disco con una buona dose di sonorità vintage ma anche con un pezzo che ha aspetti strutturali molto variegati e qualche sorpresa.
Più passionale il contenuto di Penelope: anche qui il beat è scomposto, quasi frammentato, pur avendo una logica di fondo, per una canzone felice di muoversi nelel oscurità.
12 maggio 1974 ha caratteristiche retrò, con forti iniezioni di blues in una canzone che “celebra”, diciamo così, un matrimonio con toni quasi à la Buscaglione.
Soluzioni estreme quelle di Basta con le donne, mi prendo un cane, canzone meno ironica di quello che potrebbe sembrare, con suoni new wave.
L’assenza del tempo si rituffa nel passato, portando i suoni a giocare con lo swing. Chitarra elettrica e acidità diffusa invece in Vestiti male, rock spettinato e con poca educazione.
Ommo ricorre al dialetto sardo per una canzone dalle inclinazioni progressive rock, prima calma e poi torrenziale.
Trova posto nel disco anche la versione “etiope” de Il Vino, cover di Piero Ciampi, qui sorretta da una chitarra molto frenetica.
Immobilis in Mobili calma le acque ma non è tranquilla, operando sui contrasti, compresi quelli, di nuovo, offerti dalla chitarra elettrica.
Echi e risonanze occupano tutto l’ingresso di Erich Zann, recitato finale del testo di H.P. Lovecraft su background sonoro cupo, notturno e infine tempestoso.
A L’Etiope piace scombussolare le carte, mettere accanto antico e moderno, confondere le idee, soprattutto le proprie. E’ csì che nasce un esordio che sembra un sesto album, tanta è la padronanza delle regole, la disinvoltura della scrittura, la qualità della proposta.