Tra le uscite più considerevoli dell’ultimo periodo, oh! dei Linea 77, con la sua copertina fiabesca, il titolo misterioso, i video-non-video e soprattutto con una robustissima dose di Linea 77 ruggenti e arrabbiati per svariati motivi riveste un posto particolare (qui la recensione).
Abbiamo intervistato al telefono Chinaski e gli abbiamo chiesto come la band si è rimessa in piedi, cinque anni dopo l’ultimo lp, con cambi di formazione e con un intero ep buttato a mare (C’eravamo tanto armati) per colpa di una storia di blackout e hard disk distrutti.
“oh!” è il primo disco full length dal 2010: da allora ne sono successe di tutti i colori. Con quale atteggiamento e quali aspettative siete entrati in studio per realizzarlo?
Siamo entrati super carichi e questa carica derivava dalla rabbia provata dalla distruzione degli hard disk: dall’essere una sventura si è trasformato in una specie di propulsore per darci una spinta ulteriore per scrivere altri pezzi e fare il disco che abbiamo fatto.
Ma come si reagisce a un fatto del genere? Avete semplicemente tirato una riga sopra a quell’incidente o vi ha complicato la vita una volta che avete iniziato a lavorare a “oh!”?
Noi eravamo in grado di rieseguire il materiale, non è che si sono cancellate le idee. Però lo sconforto che ti prende dopo aver perso almeno quattro mesi di lavoro e non poter far uscire un disco e non poter far partire la tournée, ci ha fatto “scendere la catena”.
Così abbiamo deciso di includere i due brani che erano già usciti come singoli, recuperare altro materiale ma anche scrivere canzoni nuove. Esistono comunque delle canzoni che sarebbero dovute entrare in C’eravamo tanto armati ma che non sono finite in oh!
Mi puoi spiegare la scelta del titolo e della copertina?
Abbiamo sempre avuto problemi nel trovare i titoli dei dischi; nel trovare i titoli delle canzoni fila tutto liscio, ma quando si tratta dei titoli dei dischi partono brainstorming infiniti che non portano a niente.
Questa volta abbiamo seguìto il principio contrario: abbiamo trovato la copertina che ci piaceva, e da lì abbiamo dedotto il titolo, che tutto sommato ci sta anche con il significato generale dell’album.
Molti hanno parlato di “ritorno alle origini” per il suono di questo disco: condividete? Era questa la vostra idea originale?
Condividiamo appieno ed è del tutto intenzionale. Anche se sono passati vent’anni dalle nostre origini, perciò come suoni e arrangiamenti abbiamo fatto qualcosa che suoni più contemporaneo, l’attitudine di fondo è stata improntata a quel periodo.
Ho letto che il testo di “Presentat Arm!” è nato osservando all’Autogrill dei ragazzini sfatti di ritorno dal rave. Domanda “da vecchi”: che cosa pensate della generazione di chi ha tra i 16 e i 20 anni oggi?
Riuscire a darti un’opinione generale è impossibile, perché è estremamente varia l’umanità di quel segmento di età. La cosa che ci ha spiazzato di più negli ultimi è stata vedere centinaia di telefonini alzati… Quando abbiamo cominciato non c’era niente del genere…
Be’, voi non siete proprio un gruppo da accendini…
Esattamente, l’unica alternativa all’epoca erano gli accendini e da noi non si vedevano, al limite qualche gomitata, qualche naso rotto… Mentre adesso di telefonini se ne vedono tanti.
Il fatto che ci lascia più interdetti è che ti guardano attraverso il telefonino, come se stessero cercando di fissare un momento che è già passato e non hai vissuto. Un po’ alienante insomma.
In questo disco ho risentito per la prima volta dopo anni qualcosa che assomiglia a una rock anthem, con “Io sapere poco leggere” e “L’involuzione della specie”. Questa “cantabilità da coro” è intenzionale o spontanea?
Tutte e due le cose: è venuta spontanea provandola, suonando, facendo delle jam e abbiamo deciso di lasciarla. Una di quelle cose che in passato avremmo tagliato ma che in questo caso dal punto di vista stilistico abbiamo voluto ripristinare.
Come nascono le collaborazioni con En?gma e Sabino dei Titor?
Con En?gma nasce perché da anni avevamo l’intenzione di collaborare con un artista hip hop: fino a oggi non era successo perché non avevamo trovato l’artista che consideravamo in qualche modo adeguato.
En?gma è stata una scelta obbligata: siamo suoi fan, conoscevamo il suo lavoro e il suo modo di approcciarsi all’hip hop è atipico, più letterario che di strada.
Con Sabino dei Titor si tratta di uno dei tanti episodi che riguardano le nostre vite negli ultimi anni. Con lui abbiamo una lunga amicizia che risale ai primi anni Novanta quando lui suonava con i Bellicosi e noi aprivamo i loro concerti.
Quando ci siamo ritrovati anni fa con lui e con i Titor abbiamo creato una piccola casa discografica che si chiama INRI e abbiamo voluto pubblicare il loro album. Anche in questo caso siamo suoi fan.
Perché la cover di “Non esistere” dei Fluxus?
In origine sarebbe dovuta entrare in una compilation di tributo di un anno fa. Ma con la sventura dell’hard disk anche quel progetto è andato farsi fottere…
Per noi sono un’influenza, sono stati il primo gruppo a dimostrarci che si potesse fare una musica “pesante” cantando in italiano. Abbiamo parlato con Franz che conosciamo ormai da anni e gli abbiamo chiesto secondo lui qual era il pezzo più adatto da fare e lo abbiamo fatto.
In più volevamo che anche in quest’album ci fosse Torino: c’è sempre stata in tutti i nostri album, a volte in maniera implicita, ma in questo caso volevamo che fosse una scelta conclamata.
Come è nata l’idea del “non video” di “Presentat-arm!”? Qualcuno ha vinto?
C’è un vincitore: è stato bravissimo e ci ha messo tre o quattro giorni, altri ci sono riusciti ma la soluzione è stata anche spoilerata sul web perciò non valeva più. L’idea è nata da una semplicissima constatazione: che non avevamo più voglia di fare i classici videoclip.
Quando facevamo i videoclip, e ne abbiamo fatti tanti, aveva un senso: il media era Mtv, riuscire a passarci certificava che esistevi a livello artistico, potevi fare concerti e via dicendo. Ovviamente la situazione è cambiata completamente, Mtv non so neanche se ci sarà più tra un paio d’anni, si è tutto cristallizzato e frammentato.
Non abbiamo il problema di farci riconoscere in faccia, perciò abbiamo messo in pratica un gioco che realmente facevamo, per far passare il tempo durante i viaggi in furgone fra una data e l’altra.
Abbiamo iniziato con una versione analogica, tipo “gruppi con la C”. Ognuno ne diceva uno e andavamo a esaurimento. Poi è arrivato Whatsapp, abbiamo trasformato il gioco con le emoticon e quel gioco è diventato il video.
Quindi scoop! I Linea 77 dichiarano: “Mai più video!”
Be’ ti posso dire che non ci siamo molto lontani: tra qualche giorno uscirà il secondo video, quello di Absente Reo, e avrà lo stesso tipo di taglio. Anche in questo caso è prevista una parte ludica, ma non ci siamo noi che suoniamo. Noi appariremo ma… insomma vedrai…