Dai King Crimson ai Japan: prosegue il viaggio di Lorenzo Feliciati, bassista e compositore, che dopo la collaborazione prestigiosa con Pat Mastellotto, per il secondo capitolo di Frequent Flyer collabora con un’altra leggenda come Steve Jansen (storico batterista dei Japan, fratello di David Sylvian).

Insieme a Jansen e Alessandro Gwis, Lorenzo Feliciati propone Koi, che vede ancora un intervento di Mastellotto nonché i contributi di altri notevoli musicisti, per dodici tracce ricche di stile e vitalità.

Lorenzo Feliciati traccia per traccia

Dopo i trentaquattro secondi del pianoforte di Kohaku, si entra nel vivo del discorso con una serie di movimenti coordinati e fluidi, ma non del tutto privi di asprezza, con New House.

E dopo il nuovo intermezzo di Kumonryu, ci si immerge in atmosfere liquide e oscure con Oxbow, in cui la batteria di Jansen riesce a essere anche delicata. Il pezzo è giocato tutto su minimalismi e movimenti appena accennati, tranne quando poi inizia la crescita finale, che sfocia in esiti molto più fragorosi.

Si torna all’oscuro, dopo la rapida Black Kumonryu, con Noir Alley Verdigris, ma stavolta è un’oscurità nettamente più minacciosa e per niente benevola, con un assolo di sax che si allunga sulle inquietudini ritmiche.

E dopo l’intermezzo di Ogon ecco Narada, che ha una concreta impronta crimsoniana in mezzo a un tema che vede contributi dei bassi e del pianoforte. Senza bisogno di intermezzi si passa a Margata, in cui il basso di Feliciati si disegna la strada in mezzo a percorsi ritmati e non privi di mistero. Il finale riserva cambi di ritmo e qualche sorpresa.

Tornano i rapidi intermezzi con le oscurità camminate di Kuchibeni, mentre Fish Bowl si comporta in modo molto più convinto e aggressivo, con la batteria in grande evidenza. Nella seconda parte, la vasca dei pesci si riempie dei suoni agili del basso di Feliciati. Chiude Koi, la title track, ancora su toni piuttosto oscuri.

A parte i nomi di tutto rispetto coinvolti, il lavoro di Feliciati si distingue per la grande scioltezza e per i composti organici, mai orientati a mettere in evidenza l’abilità strumentale ma anzi sempre tesi a mostrare un percorso di squadra.

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