Racconti e canzoni che nascono dal quotidiano: Luk (Enzo Colursi) ha pubblicato il proprio album d’esordio Nove sigarette e ha risposto alle nostre domande.
Cominciamo dalle presentazioni: chi è Luk?
Luk è Enzo Colursi, un ragazzo di 29 anni che prova a scrivere canzoni. Luk cerca di far convivere la canzone d’autore e la musica elettronica, quantomeno ci prova.
“Nove sigarette” è il tuo album d’esordio. Posto che come tempistica
visto il virus potevi essere più fortunato, mi pare di capire che le tue
fumate siano più di rabbia che di vizio…
Considerando che abbiamo lavorato un anno e passa su questo disco e che non suonavo le mie canzoni dal vivo da circa 3 anni e ora c’era un tour in giro per l’Italia già definito, sì, potevo essere più fortunato! Le sigarette fumate per questo primo album, tutte le nove sigarette, sono fumate di rabbia, di noia, di nervosismo…
Hai radici profonde nel cantautorato italiano e hai chiamato “Lucio
Battisti” il terzo brano del disco. Che tipo di legame hai con Battisti
e tutti gli altri cantautori storici?
Ho sempre ascoltato e studiato i cantautori italiani, partendo dai genovesi come Lauzi, Tenco, De André fino ad arrivare a Dalla che mi ha ispirato enormemente, anche nel nome.
Lucio Battisti ha dettato i codici della canzone pop italiana con dei capolavori senza tempo. È sicuramente l’artista più influente che abbiamo avuto ed è uno di quegli artisti che ritorna ciclicamente nella vita di ognuno di noi. Se ancora oggi si scrivono canzoni in un certo modo, lo si deve a Lucio Battisti.
Alcune delle tue canzoni hanno immagini molto vivide e “quotidiane”.
Tutto arriva dalla tua vita personale oppure c’è una percentuale di
invenzione?
Ho sempre provato a raccontare le mie sensazioni e i miei stati d’animo. In questo primo album ho voluto raccontare tutte le mie ansie e le mie angosce in modo sincero e diretto, talvolta violento. In questo disco, ogni virgola è stata vissuta.
Un altro pezzo che mi ha colpito particolarmente è Giovinezza.
Vorrei sapere come nasce il brano.
Giovinezza è probabilmente il testo più cupo di Nove sigarette, sebbene sia accompagnato da una musica incalzante e ballabile, ed è l’ultima canzone che ho scritto tra quelle presenti nell’album. È una canzone nata in un momento di profonda apatia e disillusione, quando senti che qualunque cosa ti accada, potresti arrenderti e non combattere e quindi, citando il testo, “…va bene!”.
Chi sono i tuoi colleghi contemporanei che stimi di più?
Ce ne sono diversi. Adoro Giovanni Truppi e Blindur (il produttore artistico del disco), mi piace molto Motta, Dimartino e stimo tanto Brunori.