Un pianeta su nove è il primo album di MAC (Mario Alessandro Camellini) in uscita su etichetta Private Stanze. Livore è il primo singolo scelto per presentare quest’album. In questo brano le parole urlate di MAC sono accompagnate dai violini di Nicola Manzan (Bologna Violenta).
La produzione artistica di Un pianeta su nove è di Luca Spaggiari (Fargas, Eravamo Occidente) che ha voluto fortemente pubblicare questo disco controcorrente con la sua etichetta. Citando Italo Calvino “Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse‚ stupide come l’aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso‚ e te l’auguro‚ ragazzo‚ capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo‚ ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda…”.
MAC traccia per traccia
Le amarezze, sonore e testuali, di MAC emergono in pieno già dalla prima traccia del disco, Veglio su di voi, una veglia a tinte molto oscure, con un cantato insinuante e suoni aspri.
Accenti e accenni di blues elettrico, ma con pianoforte e uno sguardo piuttosto aperto, dominano Macellai, ma è un blues parecchio talking, visto come se la gioca il cantautore.
La title track Un pianeta su nove elenca una serie di particolarità terrestri (per esempio “Solo in un pianeta su nove ci si fa i cazzi degli altri otto”): è un grido che manifesta una volontà di fuga dal pianeta molto più cruda e disperata di quella poetica dell’Extraterrestre di Finardi, giusto per fare un esempio (“voglio andare via da qua/ma il pianeta Terra non ha/l’uscita di emergenza”).
Livore, il primo singolo, è una lenta disanima, con violino e veleno, di una caduta progressiva, anche fisica, verso un nero senza speranza; la parte finale però fa scattare un violento sussulto più di rabbia che di orgoglio.
La seconda parte del disco si apre con una più morbida Alchimia, che racconta di profumi e profumerie in mezzo a una costruzione melodica di notevole dolcezza.
Le parole prosegue su piani simili, a livello melodico, con il pianoforte che detta la linea, e con sonorità oscillanti in background.
Eroismo e impotenza sono al centro de Il treno, narrazione soffice ma anche stavolta amara e abbastanza torrenziale.
Il disco si chiude con La malattia, ultimo episodio drammatico, che rappresenta un opposto rispetto a un lieto fine.
Capace di disperazioni molto profonde, MAC/Camellini mette sul tavolo tutte le proprie passioni. Ed è un bene perché la sincerità che si diffonde dai suoi brani può essere corrosiva ma anche molto liberatoria.