MalmöEsce oggi per Manita Dischi l’album d’esordio dei Malmö dal titolo Manifesto della chimica romantica. Il disco è prodotto artisticamente da Massimo De Vita (Blindur), missato da Paolo Alberta (Negrita, Ligabue, Jovanotti, Roy Paci, Eugenio Finardi…) e masterizzato nel suo studio islandese da Birgir Jon Birgisson (Sigur Ros).

L’album si snoda attraverso un immaginario ben preciso: un insieme di atmosfere che richiamano il tema del viaggio e del movimento perpetuo, come le onde e il mare nella sua accezione più vasta.

Il nome della band campana deriva proprio da un viaggio mai compiuto, da una meta mai raggiunta che è appunto la città di Malmö in Svezia, luogo che la band avrebbe dovuto visitare nel contesto di una vacanza in Nord Europa ma che per una serie di vicissitudini varie, non sono mai riusciti a raggiungere… come una chimera, una conquista mai avvenuta, un sogno mai realizzato.

Malmö traccia per traccia

Si parte viaggiando su pianure vaste: l’apertura dell’album è quella de L’alba di un giorno di festa, canzone ricca di presagi e di atmosfere sonore piuttosto altisonanti. Tutto il contrario di ciò che succede in una molto intima La deriva, almeno fino a metà canzone. Il finale, in particolare, è vicino al parossismo sonoro.

Si parte piano anche con Il principio di Archimede, ma il muro del suono qui si alza più in fretta, confermando comunque quel mix di suoni forti, ma presentati con gentilezza, che caratterizza il sound della band. Anche Polaroid si adopera per confermare l’attaccamento dei Malmö ai modi melodici e malinconici, pur con qualcosa di inquieto che si muove sottotraccia.

A chi è lontano sviluppa i propri concetti a partire da un giro semplice di pianoforte, ma poi si cresce attraverso il drumming, arrivando presto a un sound che si accosta ai concetti del post rock. Si viaggia sul morbido con Jules Verne, ricca di promesse e di illuminazioni improvvise.

Le regole della resa incondizionata estremizza i numerosi “piano” e i “forte” del disco: il volume si alza presto, e la voce tradisce per la prima volta un po’ di concitazione. Si prosegue con la title track, Manifesto della chimica romantica, intermezzo strumentale seguito da Senza macchie, che in origine faceva parte de L’alba di un giorno di festa ma che ne è stata staccata per motivi di timing.

Il disco si chiude con I treni e le scie, in cui filtra inquietudine fin dalle prime battute. Anche in questo caso il finale è particolarmente “rumoroso” e ad alti volumi.

Testi scritti con eleganza, sonorità eseguite con attenzione, l’esordio dei Malmö nasce con i crismi giusti. Il fatto che lo schema (partenza lenta, chiusura forte) sia più o meno sempre la stessa assomiglia più a una scelta di stile che a una ripetizione.

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