Dev’essere uscito il nuovo disco dei Måneskin, o almeno così si dice: Rush! è l’attesissimo nuovo capitolo per il quartetto italiano più amato nel mondo, in uscita oggi 20 gennaio 2023.

Ben diciassette canzoni per la band, impegnata il giusto a tenere testa a fan e haters, baciata da un successo spettacolare e senza precedenti, ma anche attesa a una crescita dopo Teatro d’Ira (Vol. 1), che è uscito nel 2021 e sembra preistoria.

Måneskin traccia per traccia

La partenza del disco è adrenalinica ma non super accelerata: Own My Mind sta un po’ nella terra di mezzo, si concede qualche schitarrata, ma si colloca nella fascia rock-pop battuta da band tipo Killers, Kooks e compagnia.

Già nota da qualche giorno, Gossip aggiunge un po’ di intensità, oltre alle svisate del super ospite Tom Morello, con la sezione ritmica che si fa sentire in maniera marcata.

Ecco la prima ballata: Timezone arpeggia con calma, permettendo alla voce di Damiano di alzarsi con calma, prima di alzare i toni. Ne esce una canzone morbida ma con qualche tratto arrabbiato.

Se la ride un po’ Bla Bla Bla, sorta di divertissement con qualche tratto di acidità. Acidità che si trasmette anche a Baby Said, che sa di rock anche qualche tratto vintage.

Più pesantina Gasoline, che picchia abbastanza forte e si fa elettrica, ma smorza l’impatto con qualche coro, giocandosi il tutto in rapidità. Coda di chitarra a mettere in evidenza abilità strumentali e a regalare qualche passaggetto ancora acido.

Canta “la la la” Damiano in apertura di una disinvolta Feel, che parla di cocaina sul tavolo e riecheggia i cori tipo Seven Nation Army. Don’t Wanna Sleep alza ulteriormente i toni, attacca alla giugulare con voce e chitarra, rimbalza un po’ sui ritmi.

Si va quasi sul punk con Kool Kids, che esce dallo spartito, canta con accento evidentemente britannico e che proclama la propria coolness in modo talmente incazzato da sembrare quasi parodistico.

Per contrasto, ecco una delle ballate più morbide del disco: chitarra, voce e cori soffici per If not for you, appena corroborata dal basso nel procedere, ma con gli archi a fare da contorno. Read Your Diary è breve ma torna a modi piuttosto rumorosi, pur senza accelerare in maniera esagerata.

Il primo brano in italiano è Mark Chapman, dal nome dell’assassino di Lennon, che evidentemente incarna lo stalker medio della rockstar. Il brano è veloce e appassionato, interpretato con grande disinvoltura.

La fine rimane su tematiche non tanto lontane: tutte le spine della fama sono affrontate con toni molto velenosi. Si parla di malelingue anche ne Il Dono della Vita, che si riallaccia ai primordi della band, con molto rimpianto e sentimento. Ma l’inciso di chitarra ai tempi di “Marlena” non l’avrebbero inserito mai.

Fine dell’excursus italiano, arrivano le tre canzoni da (circa) 100 milioni di stream in sequenza: prima tutte le asprezze di Mammamia, poi il party assassino di Supermodel, infine la chiusura struggente di The Loneliest.

Probabilmente più pop che rock, sicuramente confezionato con ottimi aiuti a livello di produzione e arrangiamento, magari un filo troppo lungo: però se non si vede la crescita effettuata dai Måneskin in questi anni è perché non la si vuole vedere.

Sono sempre stato critico nei confronti della band, che fin dall’inizio mi sembrava superare con la fama e l’immagine le difficoltà di songwriting. E non è che ho intenzione di salire sul carro dei vincitori, che nello zompare su, capace che mi si lussa un’anca. Però ora le difficoltà sembrano decisamente alle spalle: hanno lavorato, non si sono seduti sugli allori, hanno studiato. Non sono i Led Zeppelin (ma chi cazzo lo è, a parte i Led Zeppelin?) e nessuno chiede loro di esserlo. Ma quello che sanno fare lo fanno molto bene.

Genere musicale: rock-pop

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