Milo Scaglioni, “A Simple present”: la recensione

milo scaglioniAttorniato da collaboratori di notevole spessore, Milo Scaglioni pubblica A Simple Present. Originario di una piccola città nella bassa lombarda, Milo Scaglioni ha alle spalle esperienze internazionali di tutto rispetto, tra cui tour, band come The Beep Seals insieme a Jack Cooper (Mazes, Ultimate Painting), Ian Smith (Alfie), Phil Anderson (The See See) e Jay Sikora (Paolo Nutini, Leanne La Havas), oppure i Jennifer Gentle (Sub Pop).

In questo nuovo progetto coinvolge Roberto Dell’era, Gianluca De Rubertis, Lino Gitto, Enrico Gabrielli e altri, per un album cantato in inglese piuttosto consistente.

Milo Scaglioni traccia per traccia

La traccia d’apertura è Sea of Misery, una ballad che sfrutta il pianoforte di Enrico Gabrielli per costruire visioni di songwriting anglosassone piuttosto placide e aperte. Anche October (what you want is where you belong) presenta una struttura morbida e allargata, in cui la sezione ritmica Gitto/Dell’Era sorregge discorsi piacevoli e vibranti.

Soltanto chitarra e voce invece per Baffled Mirror, che fa due passi verso un’intimità che però non scivola mai troppo verso la malinconia. L’aria si fa di nuovo leggera, comunque, con Black Dog n.7, parzialmente beatlesiana, o almeno con riferimenti piuttosto British di fondo. Letter for pretty si fa guidare dal pianoforte su sentieri ritmati ma soft.

Si procede con altri due brani che si possono definire “interlocutori”, senza che questo suoni a critica: Stone cold sober e Place your bet. Si tratta in realtà di tracce che aiutano a rafforzare l’identità di un album “forte” e coerente.

Ritmi contenuti e toni moderati, ma anche un drumming nervoso caratterizzano The 1st, the second and the last. La ballata si allunga fino a toni sempre piuttosto morbidi ma che comprendono qualche cambio di ritmo e di calore sulla pelle di chi ascolta. Taller on that tree conferma le tendenze di massima del disco, lasciando presto spazio a Enough is not Enough, finale psichedelico che può richiamare in parte atmosfere alla Tomorrow Never Knows.

Un disco coerente, si diceva, soprattutto dal punto di vista di scelte sonore omogenee. Ma Milo Scaglioni mette in campo tutte le armi a propria disposizione, sia che si presenti in solitaria, sia che si faccia aiutare da collaboratori che, si diceva, sono abili, oltre che prestigiosi. Il risultato è molto convincente e intenso.

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