Due anni di vita e un ep omonimo per Motivi per litigare, sestetto atipico che fa musica mescolando i generi, saltellando dal dub, al rock, al funk, ma con un rapper per cantante. Li abbiamo intervistati.

Qual è la storia della band?

Motivi per Litigare nasce circa due anni fa ormai, con la classica idea di fare musica fra amici, come passione che unisce. Così basso, chitarra, voce e batteria iniziano a trovarsi le prime volte, cercando di capire cosa fare, data la diversa provenienza di genere dei vari appartenenti: metal, blues, rap, elettronica, reggae… da lì poi sono stati inseriti altri due musicisti per completare il suono che stavamo cercando, un percussionista e un altro chitarrista.

Nelle vostre canzoni le distinzioni di genere saltano abbastanza agevolmente. Che idee avevate prima di iniziare a lavorare sul disco? E quante ne avete cambiate in corsa?

Il disco è nato un po’ per caso in realtà se vogliamo essere sinceri. Non c’è mai stata un’idea di base da cui partire per lavorare (forse per questo ci mettiamo molto a creare canzoni nuove), al contrario abbiamo sempre creato seguendo un po’ l’idea di uno o l’altro. Sicuramente le basi dei pezzi nascono sempre da un giro di chitarra o basso o dalla creatività del batterista.

Le parole e i testi invece nascono di conseguenza, trovando il giusto spazio sulla melodia che si sviluppa. I pezzi quindi è normale che nascano e vengano modificati magari mentre si cerca di trovare il giusto ritmo, la giusta metrica, il giusto mix di strumenti, e così via. Poi si arriva in studio e si cambiano le cose in corsa senza avvisare nessuno. :)

Nella vostra musica combaciano due entità di solito piuttosto in antitesi, hip hop e rock: quante litigate sono state necessarie per trovare la quadra?

Litigate poche, ma motivi per farne ne abbiamo un sacco, e non solamente per il genere da suonare, ma per una lista che si fa un po’ troppo lunga per un’intervista. Tieni solo presente che, anche se ci presentiamo come un gruppo mediamente 25enne, copriamo un range tra i 17 e i 33 anni di età, con tutte le relative problematiche comportamentali da incastrare.

Pieni di vuoto è il pezzo che mi ha colpito di più. Come nasce?

Pieni di vuoto nasce da un giro di chitarra, quel motivo che si sente fin dall’inizio del pezzo. L’atmosfera che creava, mi dava l’idea di una canzone per sputare qualcosa di duro in faccia a qualcuno. Così è stato. È un po’ la fotografia della società con la quale ci si confronta oggi… almeno nell’Italia che conosciamo noi.

Mi fate una playlist di brani che sono stati fondamentali per voi?

Questa è forse la domanda più difficile che ci potessi porre. Se ti facessimo una playlist, darebbe inascoltabile per abbinamenti e salti di genere. Facciamo così: a livello puramente concettuale, siamo tutti d’accordo sui The Roots, in special modo The Seed 2.0. Poi il Ghemon dell’ultimo disco, soprattutto a livello di scelte negli arrangiamenti.
Ma i veri due pezzi che fungono da collante per tutti e sei sono Io per lei di Pino Daniele e Africa dei Toto. Seriamente. :)

Motivi per litigare traccia per traccia

Partenza acida e pesante: Reagisci non si vergogna di picchiare, dopo qualche armeggiamento iniziale. Lo spirito è punk, i suoni quasi glam, l’effetto piuttosto indie.

Si svolta verso il dub con Verità supposte, un po’ cantata, un po’ rappata, molto fitta e piuttosto sfacciata.

Qualche rallentamento e una chitarra rancorosa caratterizzano Rapina, in un brano piuttosto noir, con qualche tocco vintage e un mood “cattivo”.

Molta più morbidezza e risonanza in Cosa credi, che però quando entra la voce si incattivisce un po’, con la chitarra che funkeggia sullo sfondo.

Vedere più in là corre veloce e scintillante, ma mostra anche la capacità di cambiare ritmi e di saltellare qui e là.

Qualche concetto urban e un’attitudine abbastanza confrontational riempie l’aria di Pieni di vuoto, forse il pezzo più integralmente hip hop del disco, a dispetto della chitarra elettrica.

Suoni dolci (di arpa?) in apertura a La Questione, che tecnicamente è una bonus track ma che si sposa bene con il resto del disco, pur con un velo più cupo addosso.

Difficile definire il genere di riferimento dei Motivi per litigare, che si trovano bene sia quando si occupano di rock, sia quando bordeggiano generi black, sia quando echeggiano l’hip hop. Ne risulta un ep colorato e significativo, ricco di convinzione e di sapore.

Genere: alternative

Se ti piacciono i Motivi per litigare assaggia anche: Macchiato Funky

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