Nero Kane, “Tales of Faith and Lunacy”: recensione e streaming
Tales of Faith and Lunacy è il nuovo album di Nero Kane, registrato e prodotto da Matteo Bordin (Mojomatics, Squadra Omega) e con la partecipazione al violino di Nicola Manzan aka Bologna Violenta. L’album riprende le atmosfere scarne e minimali del precedente Love in a Dying World arricchito dalla voce di Samantha Stella.
Tales of Faith and Lunacy esce in vinile con l’etichetta berlinese Nasoni Records, in cd con l’italiana BloodRock Records, e in musicassetta con l’italiana Anacortes Records, oltre che in formato digitale.
Nero Kane traccia per traccia
Risonanze cupe e piuttosto funeree quelle che accolgono l’ascoltatore di Lord Won’t Come, preghiera al contrario che accoglie le suggestioni del desert rock.
Samantha Stella interviene nelle malinconie allungate di Mechtchild, con una voce un po’ alla Nico, per regalare nuova profondità alla tristezza che aleggia.
Un giro di chitarra ripetuto a loop e un’atmosfera plumbea per Mary of Silence, che parla di riposo (eterno). Magdalene ha voce femminile e una chitarra elettrica dalle movenze psichedeliche che cresce in modo inquieto sullo sfondo.
Un altro giro semplice quello sul quale si costruisce Lost was the road, con effetti evocativi e suggestivi. I Believe è un’affermazione prima che una canzone, e corre via veloce.
Al contrario il finale si allunga ben oltre i dieci minuti: Angelene’s Desert sa di lutto e di Velvet Underground, di esplorazioni all’oscuro e di allucinazione, e si permea di ipnosi angosciosa.
I fantasmi di Nick Cave, dei Calexico, dei Giant Sand e di altri artisti di culto si muovono nel background di questo (come di altri) lp di Nero Kane, che però riesce sempre ad affermare la propria cifra stilistica. In modo appropriato a questo 2020 così funebre, il disco se possibile approfondisce malinconie e dolori, scavando solchi che non si rimarginano.