Con il curioso nome di Greetings From Terronia, cinque ragazzi di Reggio Calabria provano a prendersi uno spazio nel mondo dell’alt-rock, aiutandosi con un po’ di ironia e con alcune sane e robuste schitarrate. Ecco la nostra intervista con la band.
La band nasce nel marzo 2010 per volere mio e del cantante Lorenzo Iero. Veniamo da universi musicali diversissimi (io amo il grunge,il metal e la musica alternativa mentre Lollo il pop rock e il punk) ma ci unisce la voglia di sperimentare e miscelare vari generi. Si crea così una bella alchimia tra noi due e nasce il primo album “Algorithms for a no sense violence”, lavoro che riscuote molti buoni consensi per il sound fresco e particolare e per i testi convincenti.
Nonostante il mood di Cat’s Zoo sia in generale abbastanza cupo e introspettivo, noi ci siamo divertiti tantissimo a scrivere questo disco. Quasi tutti i brani sono usciti fuori di getto da improvvisazioni in sala prove, niente di particolarmente cervellotico o complesso, abbiamo semplicemente privilegiato l’impatto sonoro e strutture immediate senza fronzoli.
A un certo punto avevamo anche pensato di realizzare un doppio disco per metà acustico e per metà elettrico, poi alla fine abbiamo optato per un album che fondesse entrambi gli stili, scegliendo i pezzi che più ci convincevano e che più erano in sintonia con l’anima del progetto.
Abbiamo dovuto rifare tutte le tracce di voce per problemi legati alle riprese e questo ci ha fatto perdere un bel po’ di tempo.
Greetings From Terronia: musica fatta con le viscere
Disaster Tonight è stata la prima canzone scritta per Cat’s Zoo ed è un brano che amiamo particolarmente suonare live per i suoi cambi di tempo e atmosfera e per il groove trascinante della parte centrale. Nasce come una sorta di personale tributo ai System of a Down, ma c’è anche qualcosa degli At the drive in negli arpeggi e degli Arctic Monkeys nelle linee vocali della strofa.
Visto che non potevamo permetterci studi professionali e costosi, il disco è stato registrato in maniera abbastanza casereccia; tutti gli strumenti sono stati ripresi con una scheda audio Tascam US-1641 e poi abbiamo lasciato le tracce al nostro amico Lex che si è occupato del master.
Tra gli artisti indipendenti italiani che stimo di più c’è Aquefrigide (che a proposito torna a Febbraio con un nuovo album), Agghiastru sia da solista che con gli Inchiuvatu, poi i nostri conterranei All my friendzare dead, Film noir e All the shit’s holes, tutta musica fatta con le viscere e incazzata.