Nico LaOnda, “Tutto bene”: la recensione
Una copertina che sembra rubata da una cartolina degli anni ’70, un sound retrofuturistico, un mood chiaramente pop: Tutto bene (La Valigetta) è il primo disco di Nico LaOnda, nuovo progetto di Nicola Donà, artista italiano con base a Brooklyn.
Nico LaOnda traccia per traccia
Fra risonanze e qualche piccola nostalgia, si parte da Sottobanco, moderatamente allegra e molto pop, con quel tocco di vintage che non smetterà mai fino a fine album.
Qualche risentimento e molto drumming caratterizzano Tu che ne sai, che rimbalza sempre su sentieri pop ma senza mai sbandare verso sentieri troppo zuccherosi.
Fratello Gemma, secondo singolo estratto dal disco, si dedica invece a sospiri lunghi e ad atmosfere più contenute e malinconiche.
Si procede con B, che ha quel senso di rilassamento tipico di certo alt-pop internazionale (vengono in mente Belle & Sebastien, per esempio), anche se si parla di Gigi Meroni e vongole veraci.
Un po’ di coretti e sempre un’aria terribilmente vintage per la molto soft Aria di primavera, tanto rilassata da essere quasi lounge, ma con un buon groove di basso.
Si scivola verso lo psichedelico con Occhi rari, sempre intessuta sui movimenti del basso, ma in cui anche la chitarra emerge con una certa intensità.
Goccia Rossa strappa e accelera, ma sempre in ambiti morbidi. Però ha il merito di mostrare anche un lato quasi rock che fin qui è rimasto un po’ sopito.
Molto più compassata Dannatamente, che si avvale anche del contributo degli archi e che allarga ulteriormente lo spettro sonoro e strumentale.
Ecco poi Casco ribelle, primo singolo con atmosfere un po’ lazy e un andamento particolare, capace di una certa originalità.
Si chiude con Meteora, chiusura un po’ ondeggiante e movimentata, che si gioca su loop brevi e tensioni elettroniche evidenti.
Nostalgia (sonora) e ironia sono fra i componenti di un disco d’esordio, quello di Nico LaOnda, molto ben conformato, scritto con consapevolezza, attento ai dettagli e nel complesso molto riuscito.