Nictagena, “Lunatica”: recensione e streaming

Un viaggio interstellare ma anche dentro le profondità dell’anima umana: Nictagena pubblica il proprio nuovo album, Lunatica. Undici canzoni per undici entità celesti che si associano in qualche modo alle emozioni umane.

“Dopo un po’ di tempo di pausa – racconta Walter Tocco, centro del progetto Nictagena – decido che è arrivato il tempo di riprendere a suonare spinto da un senso di insoddisfazione di fondo quasi inspiegabile. Senti che c’è qualcosa che non va nella tua vita e cominci a pensare al lavoro, al luogo dove vivi e alle persone che ti sono intorno. Nel mio caso la risposta è stata abbastanza semplice: era da tre anni che non toccavo più uno strumento musicale e quasi non avevo dato più importanza a questa cosa”.

Il nome Nictagena nasce vent’anni fa quando Walter Tocco incomincia a suonare la chitarra e a cantare: da allora non ha mai suonato in nessun’altra band che non fosse quella che ha creato.

Il nome è un chiaro riferimento alla pianta Bella di Notte che appartiene alla famiglia delle Nyctaginaceae dal quale il nome Nictagena. La caratteristica di queste piante è che i fiori si aprono al tramonto e si chiudono alla luce. Una specie di pianta guida per chi vuole esplorare oltre il risaputo e aprirsi alla conoscenza di nuovi mondi.

Nictagena traccia per traccia

Con il suo passo cadenzato ma determinato, Plutone apre il disco: il primo singolo estratto dall’album ha una propensione ansiogena grazie a una chitarra insistente. Cantato metà per gran parte in inglese, ma quando si tratta di arrivare a un’apertura liberatoria, sceglie l’italiano. “Il brano parla della lontananza – dice Nictagena – e del senso di abbandono dato dalle parole inutile e vuote di chi vuole dirti che va tutto bene”.

Mercurio sorge abbastanza all’improvviso, con qualcosa di antico nel cantato: il passo è lento, mentre le stelle si accendono. La canzone mantiene una propria omogeneità sonora e di umore, mentre parla di scoppi nell’aria.

Con Soletudine si affronta la forza della luce, ma la canzone non è propriamente solare: c’è qualcosa di post grunge nel suono di un pezzo che può far pensare ai terreni di coltura di Mark Lanegan.

La title track Lunatica ha un mood un po’ più sciolto, quasi pop per certi versi, pur affrontando tutto con una buona dose di elettricità. Si arriva a Terra riprendendo il riff di chitarra che fa da leit motiv per il disco, ma attorniandolo di percussioni che qui si fanno particolarmente rumorose e muscolari.

Incomincia in modo sommesso Giove, che parla della sensazione di essere persi nel vuoto, crescendo un po’ per volta. La seconda parte del pezzo parla di abissi senza fine: “Non è facile restituirsi a sé”.

Marte ha momenti diversi, con istanti che puntano verso il decollo e periodi in cui si scava. Il finale evoca il Lindo Ferretti epoca CSI, reggendo bene un climax emozionale intenso e profondo.

Mormorii e rumori contraddistinguono Venere, che si apre un po’ per volta, con un senso di inquietudine che striscia. Molto insistente il giro che sorregge Saturno, incisiva e capace di agire a livelli diversi. Dopo una partenza cauta, inizia una fase molto tempestosa e ad alto volume.

Voglie e paure animano il percorso di Nettuno, fra cieli e questo mare dove “c’è nessuno”: la chitarra guida verso porti lontani e trasognati. A chiudere ecco Urano, profonda di risonanze e nostalgie, adorna di filastrocche e brividi.

Ricordi sonori anni ’90 e un filo rosso forte che regge per tutto il disco: Walter Tocco/Nictagena riesce a fare un album complesso ma molto fluido, ricco di inventiva e vivissimo dalla prima all’ultima nota.

Genere musicale: indie rock

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