E’ uscito per Goodfellas Records Acini, il nuovo album di Paolo Saporiti. A tre anni di distanza dal precedente album solista Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza (2015) e a un anno da Prega per me (2017), l’ultimo lavoro del progetto Todo Modo in trio con Giorgio Prette (ex batterista degli Afterhours) e Xabier Iriondo (chitarrista e polistrumentista degli Afterhours), Saporiti torna sulla scena.

Ispirato dal romanzo inedito di suo padre (Acini d’uva) Acini è un lavoro pieno di amore, declinato nelle sue varie forme. «Stati universali che, mai come in questo momento, ritengo giusto e sensato scandagliare come autore di canzoni che vive in Italia, paese in costante e irrefrenabile declino».

Quello di Saporiti è un ritorno a casa, svestendo, almeno per una volta, le movenze della protesta a tutti i costi. Un ritorno a sonorità più aperte, a un certo tipo di qualità e centralità della voce, a una diversa ricerca di aderenza tra arrangiamenti più rotondi e il rispetto delle specifiche singole emozioni dei brani.

Per intraprendere questo percorso, il songwriter meneghino si avvale della collaborazione di un vecchio compagno di viaggio, Christian Alati, che cura in toto la produzione dagli arrangiamenti sino al mastering. Il suo mandato? «Accompagnare una decina di canzoni nella loro presa di contatto col mondo».

Il cantautore milanese ha in programma una serie di date live in cui porterà sul palco i brani del suo nuovo disco:
7 aprile – Roma @ Monk w/Diodato
13 aprile – Firenze @ Arci Progresso
14 aprile – Milano @ Scighera
15 aprile – Milano @ Ligera
20 aprile – Castelfidardo (AN) @ Onstage
7 maggio – Milano @ Gatto

Paolo Saporiti traccia per traccia

Il primo acino è A due passi dal cielo, canzone dal passo tranquillo e contemplativo, che però rivela nella parte finale alcuni risentimenti e indurimenti. Che cosa rimane di noi esplora il versante blues, partendo dalla chitarra classica e consentendo alla voce gentile di Sporiti di emergere senza gridare.

Passo cadenzato per America, che a dispetto del titolo sembra aprire su sapori quasi orientali, ma come quasi tutti i brani del disco non si vergogna di cambiare in corsa, salvo poi tornare sui propri passi.

Amica mia è costruita su un battito irregolare, con un inizio nervoso e pause momentanee più aperte e morbide. Percorso molto soft invece quello di Arrivederci Roma, in cui la malinconia prende il sopravvento, tra acustica e qualche accenno sintetico.

Se fin qui la base di partenza era stato spesso il folk, con Profumo di te si costruisce a partire da un giro blues elettrico e con qualche frangia psichedelica.

E si rimane in luoghi simili con Anima semplice, che però è invece del tutto acustica, piuttosto pacifica. Ci si riprende in termini di ritmo con il drumming tribale di Cambieremo il mondo, battagliera almeno per metà, quando poi rilassa un po’ i ritmi ma non i contenuti.

Le passeggiate notturne del re è il pezzo più oscuro e cupo dell’album, nonché uno dei pezzi meno immediati e con la tessitura più elaborata. Si chiude con La mia Luna, che sembra voler finire in modo morbido, ma che in realtà presto rivela istinti più elettrici e psych.

Album sfaccettato e ricco quello di Paolo Saporiti, prima di tutto dal punto di vista delle scelte sonore e poi anche per contenuti testuali ben scritti e molto vivi.

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