Anticipato dai singoli Ultima danza (feat. Punkreas) e Tenacious D, esce per l’etichetta Maninalto! Records l’album d’esordio del cantautore Pardo. Disco poliedrico e imprevedibile, Pardo è un lavoro che parte da sonorità rock, quasi punk, per poi digradare dolcemente verso più miti e raccolte atmosfere che coniugano il cantautorato con la poesia, risentendo anche della formazione teatrale del suo autore.
Lo dichiara del resto lo stesso Pardo nel suo brano Tenacious D, che si apre affermando “le mie canzoni non son blues, pop, swing, jazz, punk, ska, rap, funk, metal, dance, rock ‘n roll, indie”: una serie di etichette da cui Pardo rifugge e da cui conseguentemente anche il suo disco si allontana, pescando in libertà da generi e influenze diversi e anche molto disparati. Numerose le collaborazioni sull’album, dai Punkreas nella traccia d’apertura Ultima danza, a Francesco Fry Moneti dei Modena City Ramblers su Gente come noi, passando per Raffaele Kohler (Osservo muto), Daniele Goldoni (Palloncino rosso) e il rap di Fabien PH in Basta.
Pardo traccia per traccia
Forte di una partenza particolarmente dinamica, Ultima danza, insieme ai Punkreas, apre il disco in modo martellante, con chitarre, battito rapido e tutto l’armamentario del rock’n’roll, con qualche influenza punk.
Si prosegue con TenaciousD, che parte da una non definizione della propria musica. Il sarcasmo e l’ironia permeano un altro rocketto un tantino vintage.
Ci sono i Modena City Ramblers a sorreggere Gente come noi, fluida e con influssi folk. I problemi della musica dal vivo per gli artisti emergenti in Italia sono al centro di un testo triste, quasi drammatico.
Atmosfera fortemente nostalgica, nei suoni e nel testo, in Primo bacio, che tenta di superare una relazione finita, con l’aiuto del banjo e ancora di un po’ di ironia.
Dissidi con Fabien Ph nell’incipit di Basta, che ha un atteggiamento urban, quasi hip hop, costeggiando argomenti politici. Molto più vicina all’italodance Litigio innocente, che procede rettilinea e con una certa leggerezza.
Palloncino rosso, con Daniele Goldoni, comincia con una voce registrata che parla in una lingua scarsamente comprensibile, per aprirsi poi come brano lento e morbido, piuttosto contemplativo.
Frutto di un incidente Osservo muto, con Raffaele Kohler, che ha risonanze quasi western. Si chiude con la breve e romantica Quando.
Tutto ben fatto e condito da un’ironia pungente, nel disco di Pardo, che gioca con le nostalgie, sceglie le collaborazioni giuste e sfoglia una margherita sonora particolarmente colorata, in un disco di gradevolissimo ascolto.
Genere musicale: rock
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