Oggi abbiamo incontrato Paul Giorgi, cantautore di Ascoli che quest’anno pubblicherà un disco a suo dire “animalesco”, un nuovo capitolo che inizia con la pubblicazione di Tigre, il suo primo singolo che si muove tra cantautorato italiano, indie-rock britannico e lo-fi americano.
Paul Giorgi nasce il 19 maggio del 1995 ad Ascoli Piceno nelle Marche. Inizia a fare musica all’età di 5 anni. Esce dalle superiori e, nonostante la passione per la musica, si iscrive a ingegneria. Nel frattempo, però, si diploma anche in chitarra con la Music Academy e un giorno si imbatte per caso in un concorso musicale nel quale vince una borso di studio per autori al Cet di Mogol.
La carriera universitaria va male e la lascia per dedicarsi completamente alla musica nel duplice ruolo di cantautore e produttore per altri artisti della sua città. Nel 2020, rimasto a casa il più del suo tempo per un virus diffuso su scala globale, scrive e registra un album “animalesco” che verrà seguito dall’ennesima etichetta indipendente e che vedrà la luce nel corso di quest’anno.
Come spesso ci succede, l’intervista è #senzacontesto.
Il disco che ti ha fatto innamorare della musica
Credo Layla and other assorted love songs dei Derek and The Dominos, facevo le medie, ascoltavo musica diversissima e strambissima e così, dal nulla, mi ha cotto totale.
Il film che riguarderesti all’infinito senza mai stancarti
Forse Il Pianista sull’Oceano. Oppure Hard Days Night del ’64. Sono sicuro che stasera mi verrà in mente.
La canzone che ascoltavi più spesso da bambino
Una in particolare non la ricordo. Ma posso dire sicuro Morricone. La cassetta era giallo chiaro e aveva l’etichetta rossa. Ne avevamo davvero tantissime in casa -prima che io e mio fratello le distruggessimo con gli anni.
Quel libro di cui continui a rimandare la lettura
Assolutamente Celine con Viaggio al termine della notte. Sono arrivato a metà, mai continuato. Colpa mia.
Una foto senza nessun tipo di contesto

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