Mister Sister è il nuovo album dei Primitive Mule. Il disco racchiude un concept profondo e attuale: la fallacia del concetto di etichetta, di categorizzazione entro schemi predefiniti e socialmente accettati. Gli schemi, le etichette e le categorie -e il conseguente senso di appartenenza che comportano- vengono messe in discussione già dal titolo.
Mister Sister è un modo immediato per sottolineare come all’interno di una stessa persona possano esserci tantissime sfaccettature: si può essere contemporaneamente uomo e donna, bianco e nero, bene e male. Mister Sister è un elogio all’identità mutevole, fatta di più dimensioni: per ciò le canzoni che compongono questo lavoro sono eclettiche, molto differenti le une dalle altre, frutto di diverse fonti di ispirazioni e di caratteri diversi.
“Mister Sister è un album in cui abbiamo fatto maturare l’istintività e l’energia primitiva dei nostri brani, come per ottenere un distillato. Ci siamo presi il tempo necessario per studiarne a lungo i suoni e ogni dettaglio che ci venisse in mente a livello di composizione, arrangiamento e mixaggio” commenta la band.
Primitive Mule traccia per traccia
Si chiamano a raccolta le chitarre per Tonight is a Good Night, pezzo di rock abbastanza classico ma molto dinamico e graffiante, che apre l’album.
Ritmi più ragionati e meno scalmanati quelli di Man on the street, che inserisce nel discorso anche qualche sensazione post grunge.
Qualche improvvisa variabile melodica e quasi latina si impossessa di una malinconica Grace Skin Smell, pur animata da elettricità e drumming.
Si torna a fiammeggiare parecchio (non che si fosse mai smesso del tutto) con Downtown, un pezzo di rock molto diretto.
Un po’ più moderate le sensazioni di Frenzy Bomb, che ha qualche retrogusto blues ma anche una certa inquietudine che si muove nelle retrovie.
Il basso si occupa di dare vita a Your Wife Rates Your Dick 2 Stars (sono soddisfazioni) uno strumentale giocoso e abbastanza incasinato.
Con Burn My Fear ritorna il cantato, per ombre grunge che si appalesano di nuovo (versante Alice In Chains o giù di lì), per un pezzo che si dimostra piuttosto muscolare.
A proposito di muscolarità: Three Little Fuckers lascia larghissimo spazio alla batteria nell’introduzione, per poi mettere su un pezzo da corsa molto aggressivo.
L’album decide di chiudere con un pezzo molto oscuro, più della media dei brani che lo precedono, come Don’t Follow Me, intriso di influenze hard rock.
Frullando un po’ le influenze, i Primitive Mule riescono a ottenere sapori nuovi e buoni a un rock di matrice abbastanza classica. Ma i risultati ottenuti in un disco ricco di energia sono tanto compatti quanto originali.
Genere: rock
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