Priscilla Bei, “Facciamo finta che sia andato tutto bene”: la recensione

Facciamo finta che sia andato tutto bene è l’album d’esordio della cantautrice romana Priscilla Bei, in uscita per l’etichetta Lapidarie Incisioni. Dieci tracce che danno vita a un mondo sonoro estremamente personale, dove il gusto per l’elettronica incontra il miglior cantautorato italiano. Tra i featuring del disco Lucio Leoni e Valentina Polinori.
Priscilla Bei traccia per traccia
La prima traccia del disco è Caos, e si tratta di un pezzo apparentemene caotico ma come può esserlo un brano con evidenti influssi jazz, che si mescolano agli istinti cantautorali.
Con Ivano i ritmi sono tra dub e reggae, l’andamento morbido e solare, ma il testo spinge la canzone in sensi più appuntiti. Keplero filtra attraverso schermaglie elettroniche per far sortire un pezzo ambizioso, oscuro ed enfatico.
Cose serie ha un approccio molto rapido, sviluppando poi un background electro molto ritmato. Si arriva così a Faccio a meno, ballad in cui gli aspetti melodici prevalgono in maniera totale.
Livorno è una sorta di ritratto cittadino su temi da filastrocca o ninna nanna, con una dolcezza onnicomprensiva. Si torna al dub con Doveva succedere, mentre La perfezione opta per un discorso quasi folk.
Deserto rende l’aria rarefatta e si inoltra in sonorità elettroniche minimali. Si chiude con L’autostrada, che fa contrastare la dolcezza con un drumming particolarmente rumoroso.
Priscilla Bei sa costruire un pezzo alla volta i propri brani, ottenendo alla fine un disco riccodi intensità e di sfumature diverse, adatte a far emergere un talento per la scrittura notevole.