Francesca Morello, in arte R.Y.F., si mette a nudo con il suo secondo album, Shameful Tomboy, in uscita per l’etichetta Dio Drone in cd, digitale e musicassetta a tiratura limitata. Come suggerisce l’artwork del disco, è sulla sua pelle che sono impressi i dieci nuovi brani che ne fanno parte, da lei scritti e suonati nel corso degli ultimi due anni.
Veneta residente a Ravenna, R.Y.F. – l’acronimo sta per Restless Yellow Flowers e proviene da Il maestro e Margherita di Bulgakov – si guarda dentro e non rinuncia a prendere posizione su argomenti importanti, sempre più importanti.
Shameful Tomboy è il suo lavoro più personale, registrato interamente in analogico con strumenti ed effetti vintage e improntato a un mix minimale, dal sound scuro eppure caldo, al contempo ruvido e melodico, di neofolk, sadcore, doom rock e punk blues. Riallacciandosi a un background che affonda le radici negli anni 90, da PJ Harvey ai Nirvana, dagli Smashing Pumpkins ai Tool.
R.Y.F. fa tutto da sola, dividendosi fra canto brutale/intimista e chitarre sia elettriche sia acustiche: “Di base uso una chitarra Gretsch Hollow Body e la mia vecchia acustica della Fender, la prima che io abbia mai posseduto”.
L’unico contributo esterno è di Roberto Villa – responsabile delle registrazioni svoltesi appunto su nastro allo studio L’Amor Mio Non Muore di Forlì – che ha aggiunto il contrabbasso nello spettrale pezzo Raised To Kill.
R.Y.F. traccia per traccia
La prima traccia è Lucifer, che più che satanica è tagliente, oscura, magmatica, evidentemente sofferta.
Si passa a Queer Riot che accenta le sue modalità post grunge senza uscire dal tracciato acustico e scarno.
Molto più spettrale Raised to Kill, più orientataverso PJ che verso Kurt, con la vocalità utilizzata in modo “horror” ma molto efficace.
Si torna su piani più tranquilli e profondamente maliconici con Always Late, in cui la chitarra interviene ad aggiungere sale sulle ferite.
Fa ritorno a ispirazioni di marca Polly Jean 1st Times, filtrata e cattiva, con un giro ritmico che scava solchi.
Sussurri e grida in Silence Makes Noise, cupa e vestita d’oscuro, con i suoni che si allungano come le ombre.
C’è la chitarra a sottolineare i passaggi di Valley of Tears Invading My Mind, strumentale d’intermezzo. La voce ritorna in Take My Soul, che mostra in prevalenza lati gentili, e non è scontato in questo album.
Ma a smentire parzialmente l’asserzione precedente, ecco All Sweat & Love, che pur con qualche punta di rabbia si rivela altrettanto morbida.
Tuttavia un disco del genere non può finire in modo gentile, e infatti ecco la title track Shameful Tomboy a fornire un po’ di follia a loop per chiudere.
E’ una scoperta, Francesca Morello (confesso che il disco d’esordio di R.Y.F. me lo sono perso, ma andrò a recuperarlo). E’ una scoperta di intensità e consapevolezza, ma anche di capacità di scavare nel profondo della carne viva, senza preoccuparsi delle cicatrici che rimarranno. Davvero un disco notevole.
Genere: cantautrice, folk, alternative
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