Recensione: D’ora stella, “Canti impopolari”
d'ora stellaLa ben nota Old Bycicle Records di solito propone dischi fortemente sperimentali legati all’avanguardia, al noise, all’industrial e ad altre metafore della vita contemporanea. Un po’ meno sperimentale (ma senza abbassare la guardia) è D’ora stella, progetto di Aldo Becca, musicista attivo da almeno dieci anni, con numerose collaborazioni alle spalle. Il disco, di cantautorato molto alternativo, si intitola D’ora stella – canti impopolari.

D’ora stella traccia per traccia

Si comincia dal vociare che introduce Déja vu cette mer, con brevi arpeggi di chitarra e voce un po’ ubriaca a seguire. La morbidissima Fino a notte fonda fa seguito in ambiente più ovattato e con un po’ di feedback nel finale. Corridore controvento parte in modo strambo e rumoristico, ma presto il tono si fa di nuovo intimo e poco più che sussurrato.

Rumori assortiti, simil-scratch e cori curiosi caratterizzano l’intermezzo di Amore mio perché mi guardi male, prima che parta l’altro intermezzo Oggi cambio a casa, cantata a cappella con l’accompagnamento di uccellini. Ritorna il mare con Specchiarsi, tra fronde orfane, strumentale per chitarra e acqua. Pianoforte e ticchettio disegnano l’abbozzo di Empathy (a beat of…).

Un horror che non va in tv sceglie vie crude per il testo, ma l’accompagnamento della chitarra rimane soffice, e il cantato si disegna a inseguire melodie lontane. Si va a salire con Hai la mia ghisa, forse il pezzo migliore del disco, con note di leggera inquietudine che si muovono sullo sfondo di una melodia ben costruita.

Interessante anche Nota nata rotta, in cui si punta maggiormente l’attenzione sulla voce. Voce che passa un po’ in seconda fila con Dai piccolo E.D.L. alle 4.00 senza thè, in cui l’estetica lo-fi si presenta con maggiore evidenza

Il punto di massima tristezza probabilmente arriva con il minuto e mezzo scarso di Dalia, un jingle d’addio, con il pianoforte ad assumere le parti che la chitarra ha condotto negli altri brani. In opposizione, il disco si chiude con In tre ci si sta, in cui l’atmosfera è di allegria leggera e un po’ sgangherata (con citazione obliqua di Adriano Celentano e Claudia Mori).

D’ora stella è un progetto interessante, originale e, per quanto meno “estremo” rispetto ad altre produzioni di Old Bycicle Records, comunque virato su canoni d’avanguardia, come in cerca di un cantautorato che accolga la tradizione ma la liberi da certi limiti autoimposti.

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