Recensione: Amarcord, “Vittoria”

amarcordUscirà il 26 gennaio Vittoria, il disco d’esordio degli Amarcord: quintetto fiorentino composto da Francesco Mucè (Voce – Lead Synth) Marco Ventrice (Chitarra) Giovanni Mazzanti (Chitarra – Programmazione) Riccardo Romei (Batteria) Gabriele Burroni (Basso), la band si colloca in mezzo al settore rock-pop cantato in italiano, ma con testi di derviazione cantautorale.

Il disco è stato registrato, mixato e masterizzato presso il FirstlineStudio di Follonica da Alex Marton che, insieme alla band, lo ha prodotto.

Amarcord traccia per traccia

Balene apre il disco mostrando alcuni elementi piuttosto chiari: l’approccio dei testi è quello del cantautorato pop classico, i ritmi quelli di un rock moderato ma deciso, con aperture a un sound contemporaneo. Stesse prerogative quelle di Tutti fermi, piuttosto rapida e accelerata.

Ricordi felliniani (del resto se si chiamano Amarcord ci sarà un motivo) e cinematografici in genere in Corde amare, occasionalmente molto aggressiva e intensa. I nostri discorsi se la prende con uno dei pilastri della civiltà occidentale (gli auricolari per ascoltare la musica) nonché con altre cattive abitudini, in un pezzo piuttosto aperto e solare.

Psicosi si muove su binari veloci (ma non TAV) dietro un drumming quadrato e sonorità che hanno molto in comune con le sonorità indie dei primi anni 2000. Tracce profonde di ascolti italiani invece appaiono in Vittoria, la title track, più urlata che sussurrata.

Tutt’altro l’atteggiamento de Il Vostro Gioco, almeno all’inizio, anche se la tessitura di chitarre porta più in alto il volume ben presto. Ancora ritmi alti e batteria in evidenza, pur con qualche pausa nel discorso, per Sulle mie spalle, che conta anche su una chitarra piuttosto malinconica.

A seguire Strani giorni, che invece nella malinconia immerge più o meno tutto il pentagramma, mentre DNA apre le finestre e si sposta di nuovo sul lato più diretto della band. Il discorso si chiude sui toni improvvisamente molto morbidi di Lucifero O Beatrice.

Pur muovendosi all’interno di un territorio già del tutto esplorato, gli Amarcord mettono in evidenza una buona personalità all’interno di un disco che suona bene.

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