Recensione: Babyscreamers, “Voodoo Songs”

babyscreamersCon un’attitudine piuttosto sporca e cattiva, i Babyscreamers nascono circa tre anni fa tra le colline anconetane presso la sede/studio di registrazione/sala prove della BlackhouseXP (etichetta home-made di Roberto, aka QUT). Roberto Quercetti (QUT), Nicola Paggi e Simone Sabini, dopo diverse esperienze in altre formazioni in ambito punkrock e HC, intendono impegnarsi in una nuova esperienza.

Il 6 dicembre 2014, i Babyscreamers presentano il loro primo album (omonimo), interamente autoprodotto. Un anno dopo, ecco il nuovo ep Voodoo Songs.

Babyscreamers traccia per traccia

La prima traccia dell’ep è Flashin’ light, che a dispetto del titolo è molto poco luminosa: anzi su basi di un blues-rock piuttosto rude, ci si muove in paludi dove il sole filtra molto raramente, e con chitarre imbevute di Stooges.

Tamburi da battaglia annunciano l’arrivo di Bomb the Hill, con riff insistenti di chitarra, un cantato spesso piuttosto sghembo, una ritmica messa di traverso, come a evitare di far uscire l’ascoltatore dal pezzo. C’è qualcosa di Nick Cave e qualcosa di tracotante in I’m the King, impudico brano guidato dal basso nelle cantine del rock e del blues. Cantato balbuziente, un po’ scat e un po’ My Generation, ad aprire Pretty Thing, che si scontra con le insistenze della chitarra e con le variazioni piuttosto folli della voce.

Voodoo Songs è un assaggio breve ma consistente delle dinamiche dei Babyscreamers, qui impegnati in quattro pezzi duri e aggressivi, ma anche molto divertenti.

Se ti piacciono i Babyscreamers assaggia anche: Nero